WASHINGTON – I terroristi islamici dell’Isis vietano il sesso ma si finanziano con il porno. L’ipotesi probabile diventa una vera e propria certezza per la professoressa Louise Shelley, docente della George Mason University ed esperta di terrorismo internazionale. In un lungo articolo pubblicato su Foreign Affairs la professoressa sostiene che i miliziani jihadisti abbiano costruito le loro ricchezze (sono davvero tali) non solo grazie al petrolio e alla vendita di tabacco e telefonini, ma anche di materiale hard.
Nulla in contrario, si potrebbe dire, se non fosse che proprio l‘Isis punisce severamente la pornografia e qualunque libertà sessuale, dai rapporti extraconiugali a quelli fuori dal matrimonio. Come in tutti i Paesi dove vige la Sharia, del resto, dove i reati sessuali possono essere puniti persino con la morte (vedi il reato di atti omosessuali in Iran, Nigeria o Sudan)
Le prove degli affari hard dell’Isis provengono dalla provincia dell’Iraq occidentale al-Anbar. Qui, secondo Shelley, sarebbe iniziata la vendita di materiale porno alla fine del primo decennio del 2.000. Se oggi i proventi dalla vendita di petrolio (per un milione di dollari al giorno, secondo la professoressa) bastano a finanziare l’organizzazione terroristica, il crollo del prezzo del petrolio potrebbe presto far tornare in auge il mercato a luci rosse.
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