Il marito diventa donna: la Corte impone lo scioglimento delle nozze

Pubblicato il 16 Giugno 2011 - 18:43 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA  – Il legame tra marito e moglie va sciolto se lui diventa ‘lei’ dopo il matrimonio. Si e’ conclusa cosi’ la vicenda, gia’ finita nelle cronache alla fine del 2009, di Alessandra Bernaroli e della moglie, unite in un matrimonio che è diventato ‘omosex’ dopo il cambio di genere (da uomo a donna) di Bernaroli. Cambio avvenuto alcuni anni fa quando la coppia, sposata dal 2005 con nozze religiose e civili, era gia’ coniugata.

La decisione dello scioglimento, senza il consenso dei coniugi, e’ contenuta in una sentenza della Corte d’appello di Bologna. Per i giudici il matrimonio deve essere sciolto con la motivazione che sarebbe venuta meno la diversita’ sessuale tra coniugi. La sentenza di fatto ha rovesciato quella del tribunale civile di Modena (cui la coppia si rivolse perche’ le nozze erano state celebrate nel Modenese), che, in prima istanza aveva dato ragione a Bernaroli e consorte, negando che un funzionario dell’anagrafe potesse cancellare un legame giuridico. La coppia si era infatti rivolta ai magistrati dopo che Bernaroli aveva ottenuto il cambio di sesso sulla carta d’identita’, ma l’anagrafe di Bologna aveva stilato uno stato di famiglia in cui in cui i nuclei familiari risultavano distinti pur coabitando. Per i giudici del tribunale di Modena, non spettava ad un funzionario dell’anagrafe separare una unione vincolato dalla legge, ma sarebbe stata necessaria la sentenza di un giudice. Sentenza arrivata dai magistrati dell’appello per i quali, non vi sarebbe riscontro in Italia di un matrimonio tra persone dello stesso sesso.

La decisione e’ contestata da Bernaroli e dai suoi avvocati che ricorreranno in Cassazione perche’, secondo loro, la corte non ha risposto alle numerose considerazioni svolte a favore della coppia e ha solo valutato la mancanza di un requisito. Per l’Associazione Radicale Certi Diritti ci sono tutti i presupposti per presentare un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro l’Italia, secondo cui quanto accaduto e’ ”un evidente caso di violazione dei diritti civili e umani della persona”. ”Vogliamo esprimere alla coppia di Bologna tutta la nostra vicinanza e solidarieta’ – ha scritto in una nota – la nostra associazione ha gia’ incardinato alcune iniziative giudiziarie alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a causa di evidenti discriminazioni nei confronti di coppie dello stesso sesso e offrira’ il suo aiuto e supporto anche alla coppia di Bologna. La strada per la piena uguaglianza dei diritti deve andare avanti. Il tentativo di Stato di ‘normalizzazione’ della coppia e’ un atto impositivo gravissimo e del tutto inaccettabile”. Di ”accanimento giudiziario su una coppia di persone che si amano” parla Emilio Zaino, presidente del Cassero, storico circolo gay bolognese. Nel ricordare che la legge sul divorzio prevede si’ che il cambio di sesso di un coniuge sia causa di divorzio ”ma solo su richiesta dell’ altro coniuge e previa sentenza di un giudice”, Zaino annuncia che il Cassero e’ pronto a ricorrere in cassazione ”per far valere i diritti di Alessandra e di sua moglie”.