Michele Serra “sdogana” la farfalla di Belen

Pubblicato il 7 Marzo 2012 - 19:02 OLTRE 6 MESI FA

Michele Serra sdogana la “farfalla” di Belen Rodriguez. Un inaspettato pollice recto per la mise – osée che più osée non si può – che la showgirl argentina ha sfoggiato sul palco del Festival di Sanremo arriva da un giornalista spesso accusato dai detrattori di essere un moralista. Di sinistra, ovviamente. Ex direttore di Cuore, inserto di satira dell’Unità, scrittore e autore tv, Serra ha una rubrica fissa su Repubblica, L’Amaca, e una sull’Espresso, Satira Preventiva. Dal 2007 cura anche la rubrica delle lettere per il Venerdì, lo storico magazine di Repubblica. Ed è stato proprio un lettore del Venerdì a stimolare Serra nella sua sorprendente rivisitazione del caso-Belen:

Caro Serra, il giorno del mio compleanno (ho compiuto 87 anni), guardando Belen Rodriguez in tv, mi è sorto un pensiero filosofico (consolatorio!). Pensavo ad un fiore, bello, colorato, profumato, soffice e pensavo alla visione distorta che ne abbiamo. La Natura ha dotato il fiore di quegli attributi perché attirassero il fecondatore, l’insetto fecondatore. La Rodriguez mostrava i suoi attributi perché quello è il compito che la Natura le ha dato. Tutto naturale, e coloro che condannano scandalizzati queste esibizioni di bellezza condannano e criticano contemporaneamente la Natura e il Dio che dicono di venerare! Mi viene da ridere quando sento di chiese riempite di fiori in occasione di qualche importante avvenimento. Non si avvedono, loro così sessuofobi, che stanno riempiendo la chiesa di organi sessuali!

La risposta di Serra è sorprendente quanto complessa nella sua rete di riferimenti: la liberazione sessuale, Woodstock, l’antipsichiatria, Spinoza, Zavattini, Benigni e Papa Luciani…

Saltando a pie’ pari ogni legittima disquisizione sul buon gusto – che, come si sa, è un concetto relativo, e cangiante in epoca in epoca – lei sollecita una ben più radicale riflessione sul sesso e su Madre Natura. Sebbene molto tempo sia passato, e molte illusioni siano svaporate, ricordo ancora con simpatia e gratitudine l’ingenua stagione della “liberazione sessuale”, che coincise con la mia adolescenza e giovinezza. Quanto ciascuno di noi ne risultò effettivamente “liberato” è tutto da discutere. Ma qualche traccia, fortunamente, rimane, specie tutto ciò che rimanda alla critica, anche politica, della sessuofobia. 

Si leggevano, capendone poco, l’antipsichiatria di Laing e Cooper e le folli e tenere utopie di Reich, convinto che l’energia dell’universo fosse dovuta a misteriose particelle dette “orgoni”, generatori di piacere infinito. Erano gli anni di Woodstock, di “fate l’amore non la guerra”, di una promiscuità confusa ed eccitante. Si era convinti che un fucile fosse ben più osceno di un organo sessuale, che il senso di colpa (e del peccato) fosse lo strumento principe di cui ogni potere si serviva per tenere in pugno le persone.

Oggi scoprire che un signore della sua età, vedendo ciò che quasi tutti i media hanno considerato inopportuno e volgare, pensa all’impollinazione e alla potenza magica della Natura, mi fa pensare che non tutto è perduto. Per altro, mi torna in mente che mia madre, nelle sue rarissime esternazioni sull’argomento (non si usava, allora), definiva il sesso femminile “la natura”: di tutti gli eufemismi, il più appropriato. E’ il deus sive natura di Spinoza, che trova una sua efficace traduzione popolare in Cesare Zavattini: “Se la figa la gh’è, Dio al gh’è” (“se esiste la figa, esiste Dio”, cito a memoria e mi scuso per eventuali imprecisioni).

E’ Benigni che snocciola come un rosario tutti i nomi dell’organo sessuale femminile: una preghiera. Quanto ai fiori nelle chiese, al perdurante e spesso torvo impaccio della Chiesa nell’affrontare il sesso, possiamo dire che, se hanno ragione Spinoza, Zavattini e Benigni, insegnare agli uomini a temere il sesso equivale ad allontanarli da Dio. Che, come spiegò papa Luciani prima di lasciarci inopinatamente, “è mamma”.

Le bellissime parole di Serra quasi fanno dimenticare l’argomento: Belen Rodriguez apparentemente senza mutande sul palco di Sanremo. A mo’ di promemoria, ecco un po’ di foto della sera del 15 febbraio 2012.