Caso Sacher, omicidio. Ragazzine volevano uccidere. Sesso, soldi e ricatti

Pubblicato il 3 Giugno 2013 - 15:17| Aggiornato il 26 Febbraio 2015 OLTRE 6 MESI FA
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Mirco Sacher

UDINE – Facevano capire di essere disponibili e in cambio volevano soldi, ricariche telefoniche. A Udine, a furia di scavare nelle vite delle due ragazzine accusate dell’omicidio del pensionato Mirco Sacher, gli investigatori hanno ricostruito questo scenario, assai diverso da quello iniziale. A inizio aprile, quando le due arrivarono in caserma dopo una peregrinazione nel Nord Italia lunga ore, la versione raccontata prevedeva due ragazzine spaurite, un pensionato che aveva provato a violentarle, la legittima difesa per evitare quell’aggressione e una fuga spericolata in preda al panico. Poi, due mesi di indagini dopo, ci sono i racconti dei conoscenti delle due 15enni e una perizia.

I dati tecnici sul corpo di Mirco Sacher raccontano una cosa precisa: tre microfratture alla trachea, nessun infarto. No, le due adolescenti non gli hanno stretto le mani al collo per impaurirlo fino alla morte per infarto dell’uomo. E no, la morte del pensionato amico di famiglia non è stata la conseguenza non voluta di lesioni, botte. Chi ha stretto quel collo non ha mollato la presa finché la vittima non è morta. Le mani si sono aperte quando Mirco non era più vivo. Questo dice la perizia e questo dicono gli investigatori: omicidio volontario.

Il perché di tanto accanimento non è ancora chiaro e rimane nelle pieghe del racconto delle due e soprattutto dell’enorme non detto di questa storia. Uno degli investigatori, dopo due mesi di indagini, lo dice chiaro: “Abbiamo scoperto un mondo dove il sesso è una semplice moneta di scambio”. Sesso, che sia promesso o praticato, in cambio di soldi, ricariche telefoniche. Perché vestiti alla moda, vizi da foraggiare come hashish e alcool, telefoni carichi sono fattori imprescindibili. Secondo l’accusa il pensionato Mirco era un pollo da spennare: dava soldi in cambio di qualcosa, qualcosa che non è ancora dimostrabile con precisione. Certo ci sono alcuni sms, uno 4 giorni prima del delitto inviato da Sacher a una delle ragazzine: “Grazie. Ci penso ancora. E’ stato bellissimo…”. Lui e le due erano in confidenza, si vedevano spesso e altrettanto spesso passavano tempo da soli.

Chi sono queste due adolescenti lo racconta un ragazzo: agli investigatori ha ammesso di aver comprato da una delle due una prestazione sessuale in cambio di una ricarica telefonica. E ancora: la domenica precedente il delitto Sacher un pensionato viene rapinato, sempre dalle due ragazzine a cui a volte si aggiungeva una terza minore. Ed ecco la storia che l’accusa sta delineando: ragazzine che si mostravano disponibili, chiedevano soldi, scappavano, minacciavano denunce.

E’ stato così anche con Sacher? E cosa non ha funzionato con lui, tanto da arrivare all’omicidio? E perché andare in macchina in una stradina di campagna quando fino a poco prima erano soli, tutti e tre, a casa di lui? Una cosa, per gli investigatori, è certa: il ritrovamento del corpo, con i pantaloni abbassati, è ritenuta una “messa in scena”. Altrettanto certo, sempre secondo l’accusa, che le due volessero uccidere l’amico di 66 anni.