Napoli, sesso a poco prezzo: il monopolio è cinese

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Agosto 2015 - 16:05 OLTRE 6 MESI FA
Napoli, sesso a poco prezzo: il monopolio è cinese

Napoli, sesso a poco prezzo: il monopolio è cinese

NAPOLI – Prezzi concorrenziali, i rapporti consumati in casa e non per strada. A Napoli la Cina fa concorrenza non solo nel commercio ma anche nel mondo della prostituzione. Il mercato ora lo comandano le cinesi. Lo racconta Giuseppe Crimaldi sul Mattino:

Oggi anche il mercato della prostituzione è quasi prevalentemente monopolizzato dal “made in China”. Bastano un paio di notti e una mattinata al seguito di una pattuglia del Radiomobile dei carabinieri per rendersi conto di come la trasformazione sotto la pelle della città che non dorme mai e che insegue le lusinghe del piacere a buon mercato sia ormai una realtà, un fatto compiuto. Di giorno nei centri che offrono «massaggi orientali», meta di insospettabili professionisti, imprenditori e figli di papà in cerca di esotici svaghi; e dopo il tramonto – fino all’alba e anche oltre – nei bassi trasformati ormai in luridi postriboli dove le ragazze orientali vengono sfruttate due volte: dal racket dei camorristi straccioni che per consentire di esercitare la professione più antica del mondo pretendono il “pizzo” quotidiano; e poi dai loro protettori, tutti rigorosamente cinesi.

Racconta molte cose, questa realtà. Tanto per cominciare spiega come l’effetto della “concorrenza” (sleale) delle ragazze dagli occhi a mandorla messe a fare la vita abbia di fatto spezzato le ossa alle altre professioniste del sesso: a cominciare da quelle nigeriane, rumene, albanesi e – perché no – anche italiane. I rapporti sessuali non si consumano mai in macchina o per strada, ma tra quattro mura sicure. Venti euro per un rapporto orale, il doppio per un rapporto “completo”. L’età delle prostitute (qui non esistono trans o travestiti) varia dai 18 ai 40 anni, e ognuna ha una storia di dolore e sofferenza alle spalle: di ciò che guadagnano una fetta consistente va ai protettori, il resto – e non si tratta di cifre irrisorie, si parla minimo di 3000 euro al mese – viene dirottato attraverso i money transfer alle famiglie che vivono nelle più sperdute province della Cina.