Prostitute in Campania: pizzo a camorra e racket. Sgarri? Gambizzata

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Agosto 2013 - 11:40| Aggiornato il 12 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Prostitute in Campania: pizzo a camorra e racket. Sgarri? GambizzataNAPOLI – La tratta delle prostitute in Campania ha cifre da capogiro: ogni donna o ragazza vale nel “mercato” di esseri umani tra i 10mila e i 15mila euro. Se a ragazza vuole arrivare a battere i marciapiedi italiani deve pagare al proprio magnaccia 50mila euro. E poi deve pagare la mafia locale, che vuole fino a 300 euro al mese. Racconta Antonio Crispino sul Corriere della Sera, in un articolo con tanto di video, che le poche donne che provano a ribellarsi finiscono male. Prima vengono sfregiate, poi, se non si “ravvedono”, vengono gambizzate. 

Un giro di soldi che loro, le ragazze, nemmeno si sognano. Prendono tra i 10 e i 30 euro per un rapporto sessuale in auto. Il prezzo è più basso se si per le africane (dal Senegal, dalla Nigeria, dal Sudafrica), più alto per le europee (lituane, polacche, bulgare, ucraine).

Se si va a fare sesso nelle villette abbandonate lungo la litoranea Domitia il prezzo sale a 50 euro. Definirle villette, in realtà, è a dir poco esagerato. Si tratta di scantinati pieni di muffa, racconta Crispino, dove “d’inverno si gela e d’estate si muore di caldo”.

Ma le ragazze vivono qui, senza acqua né luce, per lo più. Al massimo ci sono un letto, un wc e un frigorifero. Poco di più. Qui abita Faith, senegalese di 22 anni, incontrata da Crispino. In questo video del cronista del Corriere della Sera racconta la propria storia. Come quella volta che aveva tentato di ribellarsi al racket di camorra e mafia nigeriana, che collaborano in questa tratta. Le mandarono una foto con un machete sotto la gola della madre. Da allora Faith non si p più ribellata. Scrive Crispino:

Ci mostra ventimila euro versati su un conto tramite money transfert. Le mancano altri 30 mila euro. In un paio d’anni conta di finire. Le hanno promesso di darle i documenti. Da poco è riuscita ad ottenere la tessera sanitaria. Lei, come tutte le altre africane, si rivolgono allo stesso avvocato. È un legale di Napoli. Ogni tanto le ragguaglia sullo stato dei loro documenti. E le ricorda quanto devono pagare ancora.