Savina Caylyn, l’equipaggio arriva in Italia: “E’ finito un incubo”

Pubblicato il 10 Gennaio 2012 - 13:16 OLTRE 6 MESI FA

FIUMICINO (ROMA) – ”E’ finito un incubo: ancora una volta hanno vinto l’amore sull’odio, la vita sulla morte. E’ stato terribile, ci sono stati vari momenti bruttissimi ma ne siamo usciti fuori: ringrazio di cuore tutti gli italiani che ci hanno aiutato. Un grande ringraziamento al Governo, al ministero degli Esteri, alla nave Grecale, a tutti”. Sono le parole, commosse, del comandante della nave Savina Kaylyn, Giuseppe Lubrano Lavadera, appena sbarcato all’aeroporto di Fiumicino.

Sono arrivati in Italia i cinque marittimi della Savina Caylyn la petroliera sequestrata dai pirati somali l’8 febbraio 2011, vicino l’isola yemenita di Socotra, e liberata dopo lunghe trattative il 21 dicembre scorso.

I cinque sono giunti all’aeroporto di Fiumicino, poco prima delle 13.00, con un volo di linea Emirates, da Dubai, operato con l’A380, il ”gigante dei cieli”. Accolti da funzionari del ministero degli Esteri e della polizia, per i marittimi ci sara’ a breve l’abbraccio con i familiari.

”Sono provato, ho tanta voglia di abbracciare i miei familiari e stare con loro. Ringrazio anche il ministero della Difesa ed il comandante della Grecale, Francesco Procaccini, che ci ha tanto aiutato per la liberazione della nave. Il popolo italiano, dal grande cuore, ci ha sostenuto nei momenti difficili. Ringrazio i procidani, i miei compaesani e la societa’ che ha fatto un grande sforzo economico”, ha proseguito il comandante della nave Savina Caylyn, Giuseppe Lubrano Lavadera, giunto a Fiumicino.

”I pirati – ha detto proseguendo il suo racconto – erano molto agguerriti: non era lo stesso gruppo del ‘Rosalia d’Amato”; era un gruppo efferato e crudele, e per questo c’e’ voluto cosi’ tanto tempo. Abbiamo avuto tanta paura, la notte era un’angoscia. Dai pirati, nella prima parte della prigionia, siamo stati trattati abbastanza bene, decentemente, invece dopo 5-6 mesi ci sono stati dei problemi legati alla scarsita’ di combustibile sulla nave, i rapporti si sono deteriorati e via via interrotti, hanno fatto tanta pressione su noi italiani e meno sui 17 indiani. Sono stati problemi che non intendo menzionare ora perche’ c’e’ un procedimento penale in corso e saranno al vaglio della magistratura, non posso entrare nei dettagli. Il mio impegno era quello di riportare l’equipaggio a casa, avevo una grande responsabilita’ nei confronti delle loro famiglie; ci sono riuscito, ne sono felice, il mio cuore e’ oggi pieno di gioia”. Dopo l’abbraccio con i familiari piu’ stretti nella sala transiti, successivamente nella hall del terminal si e’ consumato per i 5 marittimi quello, altrettanto caloroso e commosso, con il grosso dei familiari ed amici giunti a dar loro il bentornato. Applausi, urla di gioia, hurra’, suoni di tromba hanno accolto i cinque accanto a manifesti del tipo ”bentornati a casa”, ”Bentornato Gianmaria”.

Il piu’ frastornato Gianmaria Cesaro, che non se l’e’ sentita di rilasciare dichiarazioni (”sono stanco”), ma felice per l’abbraccio dei suoi amici e parenti di Piano di Sorrento. I due procidani, Lubrano Lavadera e Crescenzo Guardascione, sono saliti poi sul pullman, che ha lasciato lo scalo romano alle 13.50, con tutti i procidani per far ritorno nell’isola. ”Adesso voglio solo tornare a casa e rilassarmi – ha detto il triestino Eugenio Bon, che fara’ ritorno a Trieste con un volo in partenza alle 17 – non vedo l’ora di rivedere la mia citta’: trovero’ finalmente la Bora ed il fresco dopo il caldo insopportabile che abbiamo sofferto per undici mesi. Se tornero’ in mare? Magari si’, su qualche gondola a Venezia”.

(Foto LaPresse)