ROMA – Il Labour “si oppone totalmente all’antisemitismo”. Lo ha detto il leader del partito d’opposizione, Jeremy Corbyn, dopo la bufera che ha coinvolto alcuni suoi membri, fra cui l’ex sindaco di Londra Ken Livingstone sospeso per una frase in cui ha definito Adolf Hitler come sionista, promettendo ”tolleranza zero”.
Ma, sanzioni procedurali e petizioni di principio a parte, la questione resta incandescente. L’ennesima sparata contro Israele travolge il vecchio sindaco di Londra Ken Livingstone – popolare nei quartieri un tempo operai della metropoli con il nomignolo di “Ken il rosso” – giunge a sproposito specie in vista delle elezioni locali, a cominciare dalla sfida per la poltrona di primo cittadino della capitale del regno, elezioni che vedono il Labour in parziale recupero di consensi.
Hitler cripto-sionista. Intervenuto in difesa di una giovane deputata radicale di ascendenze islamiche, Naz Shah, a sua volta sospesa per aver auspicato il trasferimento di massa degli israeliani negli Usa quale presunta “soluzione” del conflitto in Medio Oriente, il provocatorio Livingstone questa volta si è lasciato andare a tratteggiare Adolf Hitler come una sorta di ‘cripto-sionista’ involontario.
E neppure il nuovo leader Jeremy Corbyn, suo storico compagno di lotte filo-palestinesi nella sinistra interna, ha potuto più difenderlo. Nel giro di un’ora scarsa, anzi, gli ha fatto ritirare d’autorità la tessera dopo decenni di militanza e ha autorizzato l’avvio di un’azione disciplinare: imputazione, “aver gettato discredito sul Labour”.
Cameron: “Il Labour ha un problema con gli ebrei”. Una vicenda che i rivali conservatori hanno colto al balzo per accusare il Labour – nelle parole del premier David Cameron – d’avere tout court “un problema” con gli ebrei. E per attribuirne parte della responsabilità alla svolta militante impressa al partito che fu dell’ormai inviso Tony Blair proprio da Corbyn: il 66enne socialista old fashion al timone della barca da settembre.
“Labour’s civil war”. “Guerra civile all’interno del Labour” ha enfatizzato il Daily Mail. Di una “questione antisemitismo” ha parlato ad esempio lord Levy, storico finanziatore del partito di famiglia ebraica. Finché, in risposta a Livingstone, non è intervenuto Sadiq Khan, candidato laburista a sindaco di Londra favorito della vigilia nel testa a testa con Zac Goldsmith, il facoltoso portabandiera dei Tory.
Khan è figlio d’immigrati musulmani pachistani e nei giorni scorsi non aveva esitato a tacciare di “razzismo” sia Goldsmith sia Cameron per averlo dipinto come un frequentatore di “estremisti”. Oggi, quasi a non voler usare due pesi e due misure, si è scagliato con identico sdegno contro i commenti “orribili e imperdonabili” di Ken the red, intimandone l’espulsione.
Non è del resto la prima volta che esponenti e attivisti ultrà della sinistra britannica scivolano sul terreno d’un anti-sionismo interpretato da più parti alla stregua di un antisemitismo più o meno latente. Atteggiamento che molti avevano ‘annusato’ nel messaggio inneggiate al “trasferimento” degli israeliani in America twittato giorni fa dalla giovane deputata Shah.
Ma che ieri è esploso in toni addirittura clamorosi nelle affermazioni del patriarca Livingstone, secondo il quale lo stesso fuhrer avrebbe pensato di trasferire gli ebrei nell’allora Palestina, nel 1932, prima di “impazzire e finire con l’ucciderne 6 milioni”. Una frase valsagli a caldo l’accusa di “apologeta di Hitler” da un altro deputato laburista, John Mann, che lo ha affrontato furioso fuori dagli studi Bbc di Westminster. Alla fine il partito ha redarguito pure Mann, ma solo a parole. Mentre a Ken il rosso stavolta non ha fatto sconti: anche per Corbyn, evidentemente, è stato passato il segno.