Berlino: la prima mostra su Hitler dopo la caduta

Pubblicato il 18 Ottobre 2010 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA

Si apre a Berlino la mostra su Adolf Hitler. Si tratta di un evento storico, di quelli (ormai numerosi) che segnano il lungo percorso intrapreso dai tedeschi nel processo di rielaborazione storica. Se sono state molte fino ad oggi le esposizioni sul nazismo, nessuno aveva ancora osato mettere in mostra lo stato delle conoscenze sul dittatore. Come sempre accade in questi casi in Germania, il dibattito non si è fatto attendere. « Ancora per un lungo periodo non avremmo finito con Hitler » ha tenuto a precisare uno dei curatori del museo.

A vedere l’attenzione con cui la mostra è stata preparata si intuisce quanto il soggetto sia sempre sensibile. Il nazismo in quanto fenomeno storico, movimento politico, regime totalitario, può essere analizzato razionalmente, con strumenti intellettuali. La figura del capo carismatico, invece, del padre del popolo, è per essenza irrazionale, e dunque più difficile da affrontare. Per questo le mostre sui molteplici aspetti del periodo 33-45 – sui campi di concentramento, sulle SS, sulle donne naziste, sulla medicina nel Terzo Reich, etc. – che si sono susseguite nel dopo guerra, non hanno mai provocato un tale dibattito.

La più grande cautela era necessaria. Una mostra come quella che Berlino sta per ospitare potrebbe chiamare alla ribalta quei neo-nazisti che, agli occhi dei tedeschi, continuano a infangare la coscienza di un popolo. Per ciò, tante sono state le precauzioni nello scegliere gli oggetti esposti, e nell’orientare la visione del visitatore. Ad esempio, le uniformi del Führer non sono state richieste a Mosca, che le ha conservate. Tutti quegli oggetti che potevano attrarre un interesse feticistico sono stati preventivamente desacralizzati. Solo così si spiega la scelta di appendere di sghembo un grande quadro ad olio che rappresenta la nazione tedesca in guerra.

D’altra parte, si è temuto che la mostra potesse sembrare, anche in lontananza, un omaggio alla figura di Hitler. E’ a partire da questo timore che i curatori dell’esposizione berlinese hanno impostato l’organizzazione su un principio semplice: « Non possiamo fornire nessuna possibilità di identificazione ». Quei maestosi quadri ad olio che ritraggono Hitler sullo sfondo delle Alpi, che ne magnificano la figura, sembravano troppo pericolosi. Potevano attirare i moderni seguaci del nazismo. E anche, aggiungiamo, potevano ricordare alla Germania come Hitler non fu semplicemente un pazzo che stregò una nazione ingenua, ma che, ben altrimenti, fu anche colui che seppe rappresentare le paure e le ambizioni di un popolo che con lui volle identificare il proprio destino.