Bielorussia, Lukashenko di nuovo presidente. Ma l’opposizione si riversa nelle strade

Pubblicato il 20 Dicembre 2010 - 08:10 OLTRE 6 MESI FA

In Bielorussia si sono chiusi i seggi delle presidenziali. Il presidente uscente Lukashenko ha vinto con il 79,7% delle preferenze in una tornata elettorale il cui risultato era scontato che ha visto recarsi alle urne 7 milioni di persone con un affluenza quindi dell’80%.

In piazza intanto sono scoppiati i primi scontri: la polizia è intervenuta per disperdere un corteo dell’opposizione che stava cercando di raggiungere la piazza centrale di Minsk per l’annunciata manifestazione. Primi scontri in cui è rimasto ferito uno dei candidati oppositori di Lukashenko, il poeta Vladimir Nekliaev, che – secondo le prime informazioni – sarebbe stato portato in ospedale. Già dal pomeriggio di domenica intono alla piazza erano arrivati blindati e schiere di poliziotti per impedire che si ripetesse quanto avvenne nel 2006, quando 30 mila persone si trovarono nello stesso posto per chiedere la cacciata dell’uomo forte del Paese accusato, anche allora, di aver conquistato il terzo mandato presidenziale a suon di brogli. Lukashenko aveva detto, davanti a un seggio: «Vedrete, questa sera non ci sarà nemmeno un manifestante in piazza». Nelle precedenti presidenziali, nel 2006, Lukashenko aveva ottenuto l’83% in una consultazione caratterizzata da numerose irregolarità.

La commissione elettorale centrale ha comunque dichiarato valido il voto. Al di là dei numeri precisi, però, la vittoria di Lukashenko è – come peraltro ampiamente previsto – scontata. E i nove candidati che lo hanno sfidato hanno messo a segno, complessivamente, più di poco più del 17 per cento. La Bielorussia si avvia così verso altri 4 anni di Lukashenko, il «padre-padrone» che ormai da 16 anni (era il 1994 quando fu eletto la prima volta) siede alla presidenza, guidando il Paese con il pugno di ferro, controllando i media, azzittendo l’opposizione, usando i servizi segreti (a Minsk si chiamano ancora Kgb) in una nazione con un’economia congelata ai tempi dell’Urss e la pena di morte ancora in vigore. E che ha fatto in modo di cambiare anche la legge che prevedeva un massimo di due mandati consecutivi. Ora la palla passa anche agli osservatori elettorali dell’Osce e la loro valutazione sullo svolgimento delle elezioni. Un parere che darà anche un’idea su come si muoverà l’Unione Europea. Sono circa 930 gli osservatori internazionali e 18 mila quelli locali accreditati per monitorare le elezioni.