LONDRA – La Gran Bretagna esce dall’ Europa: 51,8 contro 48,2 è il verdetto delle urne del referendum sulla cosiddetta Brexit, la Britain Exit dalla Unione Europea. Un voto con un esito a sorpresa e dalle conseguenze, al momento, difficilmente prevedibili. Di certo l’esito non lo hanno previsto i sondaggisti e gli esperti di exit poll, protagonisti di un flop clamoroso: al momento delle proiezioni, infatti, si parlava sì di 52 a 48, ma per la permanenza in Europa della Gran Bretagna.
E’ iniziata una giornata drammatica in Borsa. La sterlina è già crollata del 20 per cento, scendendo ai livelli minimi toccati nel 1985. Borse in calo nel mondo: da Shanghai al -3%, drammatiche le aperture dei listini europei. Schizza il prezzo dell’oro, classico bene rifugio.
Vanno tutte a picco le Borse europee. L’indice Euro Stoxx cede il 9,1%, con crolli che vanno dal -11,7% di Milano all’8,9% di Parigi, passando per il 7,2% di Francoforte e l’11,5% di Madrid. Londra perde il 5,1% tra sospensioni a raffica. Ad Atene l’indice Bs Ase perde il 14%. Tra i 600 titoli a maggior capitalizzazione del Vecchio Continente, vengono letteralmente scaricate le banche greche, con Eurobank Ergasi e Alpha Bank in calo del 30%.
Il timore, a livello politico, è quello di un effetto domino. David Cameron ha annunciato le sue dimissioni che saranno esecutive a partire dall’autunno prossimo, si prende solo il tempo per impostare la difficile transizione cui è chiamata la Gran Bretagna. Ora il rischio è quello di una valanga di referendum analoghi a quello britannico. Lo ha già chiesto, in Olanda, l’estrema destra. Si prepara a chiederlo Marine Le Pen in Francia. Ma ci potrebbe essere anche un referendum in senso contrario: in Scozia, infatti, ha largamente vinto il fronte per rimanere in Europa e non è escluso che questo porti a un nuovo referendum.
In Italia esulta Matteo Salvini che festeggia su Twitter: “Evviva il coraggio dei liberi cittadini! Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti. Grazie Uk, ora tocca a noi. #Brexit”. Il Partito Democratico, invece, cancella la Direzione prevista per oggi.
In Gran Bretagna ha esultare come prevedibile è Nigel Farage: “Ora potremmo cantare il nostro inno senza che Bruxelles ci dica che è sbagliato”, ha detto il leader dell’Ukip. È “una vittoria della gente vera, una vittoria della gente ordinaria, una vittoria della gente per bene. Abbiamo lottato contro le multinazionali, le grandi banche, le bugie, i grandi partiti, la corruzione e l’inganno. Credo che ora Leave vincerà”, ha detto Farage, che ha definito il 23 giugno come l’Independence Day della Gran Bretagna. E chiede le immediate dimissioni del primo ministro David Cameron: “Se il Leave vince, il premier David Cameron si deve dimettere immediatamente”.
È stata una sfida all’ultimo voto quella tra i Remain e i Leave nel referendum Brexit. Il 23 giugno i cittadini della Gran Bretagna sono stati chiamati alle urne per decidere se rimanere o meno nell’Unione europea.
La uscita della Gran Bretagna però avrebbe conseguenze pesanti, come mostra nella notte tra 23 e 24 giugno l’andamento altalenante del valore della sterlina sul dollaro e sull’euro. Un testa a testa con i primi opinion poll che davano i Remain avanti col 54% dei voti, mentre dopo le 1.30 di notte ecco che i Leave sembrano riprendere terreno dai primi dati ufficiali. E intanto l’euroscettico leader dell’Ukip Nigel Farage dichiara: “Non è una sconfitta, comunque andrà perderemo forse la battaglia ma non la guerra”.
Il fronte del Leave è in vantaggio dopo 5 circoscrizioni scrutinate su 382 totali. Secondo i dati del Financial Times il Leave è al 50,5% contro il 49,5% di Remain. I primi dati ufficiali scrutinati frenano dunque l’entusiasmo del fronte di Remain nel referendum britannico sulla Brexit: la vittoria di Leave a Sunderland, prevista, ma più netta di quanto alcuni si aspettassero, si unisce al successo di strettissima misura dei voti pro-Ue a Newcastle, dove le attese erano di un margine superiore.
Lo sottolinea la Bbc, mettendo in relazioni questi risultati parziali con l’arretramento immediato della sterlina dopo il boom seguito all’opinion poll diffuso a chiusura dei seggi. Ora si attende lo scrutinio dei primi collegi di Londra, importantissimi per Remain, che nella capitale – salvo alcuni quartieri – è largamente favorita.
Intanto esulta Farage, che dopo gli opinion poll era sembrato pronto ad ammettere la sconfitta, descrivendo i primi dati ufficiali come “fantastici” a Sunderland e “stupefacenti” per il Leave a Newcastle. “E’ chiaramente un testa a testa ma penso che il Remain alla fine potrebbe spuntarla”, ha aggiunto parlando a Sky News.