Carlo Calenda, l’uomo di Renzi che non piace ai diplomatici

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2016 - 11:45 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES  –  Carlo Calenda: la sua nomina a rappresentante italiano presso l‘Unione europea “ha suscitato notevoli perplessità tra i diplomatici italiani”: a dirlo è il Sndmae, il sindacato più rappresentativo dei diplomatici italiani, che ha inviato al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, una lettera proprio per commentare la nomina dell’ex vice ministro dello Sviluppo economico a Bruxelles al posto dell’ambasciatore Stefano Sannino. 

Il sindacato, spiega il Messaggero, sottolinea in particolare “l’irripetibilità di una soluzione dettata da un’esigenza di politica estera assolutamente eccezionale”.

Carlo Calenda rappresenterà Roma a Bruxelles, che ormai è diventata la sede estera più importante per l’Italia. Ma chi è l’uomo scelto da Renzi? Lo spiega su Italia Oggi Mariangela Pira, che ricorda che il nuovo rappresentante, figlio dell’economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini e con un passato vicino a Confindustria, non è stato la prima scelta di Renzi. Il primo candidato, infatti, era l’ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Ragaglini, che però ha detto no.

“L’ipotesi Ragaglini è rimasta in piedi fino alla fine, ma il diplomatico, di lasciare la Russia non ne vuole sapere. Lo spostamento di Calenda a Bruxelles potrebbe però risolvere una serie di questioni, a Roma e all’estero, a partire dalla Cina”,

scrive Mariangela Pira su Italia Oggi. Così Renzi ha avuto gioco facile ad abbandonare l’ambito dei diplomatici e mettere a Bruxelles un suo fedelissimo, facendolo diventare suo interlocutore privilegiato a Bruxelles al posto dell’Alto rappresentante per gli affari esteri Federica Mogherini, con la quale i rapporti si sono ormai raffreddati.

Ma il caso Calenda, secondo quanto scrive Mariangela Pira su Italia Oggi, ha dei risvolti non solo sulla scena italiana o europea, ma anche su quella internazionale. Lui, infatti, in diverse interviste si è sempre detto assolutamente contrario a riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato, cosa che manderebbe su tutte le furie gli Stati Uniti.

Scrive Pira:

“Il timore è che una decisione del genere abbatta ulteriormente l’industria italiana, e Calenda è stato il frontman di una opinione condivisa dall’imprenditoria che ruota intorno a Confindustria, da Squinzi (chimica, tra i settori che avrebbero la peggio) a Marcegaglia (acciaio).

Da Bruxelles, Calenda avrà una posizione privilegiata, di chi saprà farsi ascoltare, ma anche qualora alla Cina venisse dato questo riconoscimento, non gli si potrà certo rinfacciare di non aver fatto del suo meglio”.

L’Italia non è l’unica a non voler concedere a Pechino lo status di economia di mercato. Anche la Francia è contraria. La Repubblica popolare conta, invece, molto sul Regno Unito e sulla Germania.

Ma non finisce qui. Perché con la nomina a Bruxelles, Renzi ha di fatto posto fine ai rapporti difficili tra Carlo Calenda e la sua (ex) responsabile Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico.

(Foto Lapresse)