Carlo d’Inghilterra, quando nel 2003 definì Blair “il barboncino di Bush”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Novembre 2018 - 06:49 OLTRE 6 MESI FA
Carlo d'Inghilterra, quando nel 2003 definì Blair "il barboncino di Bush" (foto Ansa)

Carlo d’Inghilterra, quando nel 2003 definì Blair “il barboncino di Bush” (foto Ansa)

ROMA – Carlo d’Inghilterra sembra che spesso e volentieri bacchetti i politici e nel 2003 all’epoca della guerra in Iraq definì Tony Blair il “barboncino” di Bush. A scriverlo è Robert Jobson, nella nuova biografia “Charles At Seventy: Thoughts, Hopes And Dreams” in onore dei 70 anni che il principe compirà il 14 novembre, e il Daily Mail ne ha pubblicato uno stralcio.

Se Carlo, anziché la regina Elisabetta, avesse regnato al tempo della seconda guerra in Iraq, l’incontro con Tony Blair sarebbe stato uno scontro verbale. Molte persone vicine all’eterno erede al trono ritengono che in privato avrebbe espresso “forti obiezioni” sulla guerra, sicuramente avrebbe “consigliato e messo in guardia” contro l’intervento militare britannico. Come re, avrebbe consigliato a Blair di prestare attenzione agli avvertimenti dei leader arabi nella regione, con i quali nel corso degli anni aveva instaurato buoni rapporti. Il principe aveva posizioni diametralmente opposte a quelle della strategia Blair-Bush sulla guerra in Iraq.

I poteri di un monarca britannico, la cosiddetta prerogativa reale, sono per lo più esercitati attraverso il governo in carica e includono il potere di emanare leggi, conferire onorificenze (su consiglio del primo ministro), firmare trattati e, in questo caso, dichiarare guerra. Ma il principe, data la profonda convinzione, avrebbe deciso di invadere l’Iraq, come fece la regina? Nella migliore delle ipotesi avrebbe avuto dei dubbi, scrive Jobson. Nel corso degli anni, Carlo ha stabilito stretti legami d’affari e personali con gli esponenti delle famiglie reali arabe. Negli Stati del Golfo e in Medio Oriente è molto rispettato, non ultimo per i discorsi di solidarietà sull’Islam. Come Blair, ha studiato in modo approfondito il Corano e imparato l’arabo.

Nella corrispondenza con gli esponenti delle famiglie reali firma sempre con il nome in arabo, un ulteriore cenno di rispetto per l’altra cultura. Il principe ritiene che l’Islam possa insegnare il modo per comprendere e vivere che purtroppo, sempre secondo Carlo, il cristianesimo ha ormai perso. Riguardo all’operazione Iraqi Freedom del 2003, all’epoca il futuro re d’Inghilterra in privato aveva criticato sia Bush che Blair. A politici e alla cerchia di persone fidate aveva detto di considerare “terrificante” l’amministrazione Bush, che Blair sembrava il “barboncino” del presidente USA. Per quanto riguarda George W. Bush, il principe riteneva che “mancasse d’intelligenza” e che il presidente USA per lui sarebbe rimasto “un mistero” ma nei confronti di Blair era ancor più pesante, lo aveva sprezzantemente soprannominato “il nostro magnifico leader”.

Agli amici aveva ripetutamente detto che Blair, riguardo su come agire in Iraq, avrebbe dovuto ascoltare i leader arabi. Al principe, i governanti arabi avevano più volte espresso il disagio nei confronti di Blair strettamente allineato con Bush. Il principe “ha affermato una fonte ex membro della famiglia reale” aveva una posizione molto chiara sulla cosiddetta democratizzazione dell’Iraq e della regione, basata su anni di studi e conversazioni con i leader locali. “Si è impegnato per coinvolgere figure di spicco sulla questione della guerra ma nessun politico nel governo ha voluto ascoltare nemmeno una parola di ciò che aveva detto”.

Quando gli è stata data l’opportunità, il principe ha sottolineato che le delicate differenze culturali presenti nella regione erano fondamentali per capire la situazione. Una regione dominata dalla lealtà tribale, e lo è ancora. Marciare portando il vessillo della democrazia in stile occidentale era sconsiderato e inutile. “Il principe era stato abbastanza saggio da prevederlo. Perché non lo erano stati i politici in carica? L’invasione dell’Iraq del 2003 è durata dal 20 marzo al 1 maggio. A guerra terminata, Carlo scoprì che le “soluzioni” del governo degli Stati Uniti e del Regno Unito erano da sprovveduti e al contempo inefficaci. “Sulla questione irachena, in quel periodo il principe era sempre più frustrato e depresso”. La simpatia nei confronti dell’Arabia ha spesso scatenato accuse nei confronti del principe, ovvero essere antisemita e antiamericano. Forse questa è una delle ragioni per cui è stato il figlio William, non lui, a essere scelto dalla Regina e dal Ministero degli Esteri per presenziare alla storica prima visita reale ufficiale in Israele e nella Cisgiordania palestinese occupata. La visita di William, a giugno 2018, è stata una richiesta di pacificazione tra Israele e il presidente della Palestina Mahmoud Abbas e dato al giovane principe il ruolo di statista.