Contro l’astensionismo, il voto per posta. Corbyn insegna…
Pubblicato il 4 Dicembre 2015 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA
LONDRA – Nel primo test elettorale dopo la nomina a segretario del rosso Jeremy Corbyn, il Labour party rischiava davvero di perdere uno dei suoi collegi più sicuri, Oldham West and Royton nell’area di Manchester, sul quale aveva puntato forte l’euro-scettico Nigel Farrage. La morte a ottobre di Michael Meacher, servitore di lunga data del labour, faceva presagire disaffezione e perdita di uno dei collegi roccaforte, segnala la cronaca politica del Daily Mail.
L’oscillante politica di Corbyn il pacifista alle prese con il voto sulla partecipazione della Gran Bretagna alla guerra in Siria contro Isis (gli iscritti sono con lui, mezzo partito vuole i raid, in linea con gli elettori) rappresentava un ostacolo anche maggiore alla vittoria. Invece, il moderato Jim McMahon, 32 anni, è andato perfino oltre le attese, 62% contro il 58% di maggio.
Un boomerang sono state le lamentele preventive di Farrage che denunciava i brogli del voto per corrispondenza. Proprio così, in Gran Bretagna si può votare per posta: i dati confermano che il voto per così dire in contumacia, garantisce una partecipazione più alta. Un antidoto all’astensionismo, una garanzia in più per i partiti tradizionali quando non riescono a mobilitare il proprio elettorato. Non alieno da effetti collaterali, in verità, proprio riguardo alla regolarità del voto, sostengono sempre gli studi più accreditati.
Per Farrage una magra consolazione. E se adottassimo anche in Italia una maggiore flessibilità per consentire di votare comodamente via posta? Sarebbero perlomeno inefficaci gli appelli ad andare al mare di craxiana memoria. Sul condizionamento possibile dei votanti al di fuori della sacralità del seggio, tuttavia, certo l’Italia offre ancora meno garanzie del Regno Unito.