Corina Cretu e le storie imbarazzanti dei commissari Ue… spie, baroni e conflitti d’interessi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2014 - 21:08 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES – Corina Cretu, Vera Jourova, Jonathan Hill, Miguel Angel Cañete, Tibor Navracsics, Karmenu Vella: cos’hanno in comune questa lista di nomi ai più sconosciuti? Sono tutti componenti della nuova Commissione Europea guidata da Jean-Claude Juncker.

E sui loro nomi ci sono già polemiche e storie imbarazzanti: quelle di una sexy spia sovietica, di una persona ritenuta vicina alle spie sovietiche, di un barone inglese e no-euro che dovrebbe tutelare gli interessi della Ue, di un presidente di società petrolifere che ha l’incarico della politica energetica, di un uomo di Orban che dovrebbe occuparsi di “Scuola, Cultura e Giovani”, di una collaboratrice di Betfair (gigante del gioco d’azzardo) che dovrebbe occuparsi di mare e ambiente.

Scrive Luigi Offeddu sul Corriere della Sera:

“Una bella signora in bikini, ritta in mezzo alla piscina. Foto spedita con molte altre e con molte frasi affettuose a Colin Powell, ex segretario di Stato americano, allora sposato da 50 anni. «Mail molto personali», dirà lo stesso Powell. Questioni private, puntualizzerà qualche portavoce da Bucarest. Ma altro che questioni private, dirà il generale Ion Pacepa, consigliere del defunto dittatore Ceausescu e capo dei suoi servizi segreti esteri: Corina Cretu sarebbe sempre stata una «coda di rondine», o un «passero», cioè uno di quegli agenti sexy utilizzati per imbambolare leader stranieri, e carpire i loro segreti. Fra l’altro, in gioventù è stata per anni segretaria e portavoce di Ion Iliescu, il presidente succeduto a Ceausescu, e a lungo anch’egli «chiacchierato». Lei ha sempre smentito le male voci. E come tutti gli altri neo-commissari Ue, prima della nomina ha dovuto passare — così è stato spiegato — la selezione etica imposta da Bruxelles.

Ma ci sono altri casi più o meno simili al suo, in questa Commissione. E già fioriscono le polemiche su questo o quel singolo nome.
Un esempio fra tutti: il populista Partito-Azione dei cittadini scontenti della Repubblica Ceca, dice che è «un fallimento» il portafoglio appena attribuito nella Commissione alla sua iscritta Vera Jourova. È commissaria alla Giustizia, la si voleva al posto di Federica Mogherini, vicepresidente della Commissione e «ministro» agli Affari esteri. Ma non aveva possibilità: proprio il suo partito che si presenta come un movimento anti-corruzione, e il suo fondatore Andrej Babis, destano qualche perplessità in vari Paesi europei. Babis, imprenditore miliardario (gli si accredita una fortuna da 2,4 miliardi di dollari) è oggi il ministro delle Finanze del suo Paese: nel suo passato ci sono invece una tessera del partito comunista, non certo una rarità a Praga, e accuse sempre smentite di collaborazione con i servizi segreti. Qualcuno lo paragona a Berlusconi perché si è comprato due fra i principali giornali cechi. Lui spiega: «Voglio dimostrare che non intendo avere alcuna influenza sui media». Ma intanto, e forse ingiustamente, qualche voce ha lambito anche la candidatura di Vera Jourova.

Poi c’è Jonathan Hill, barone inglese. È il commissario alla Stabilità finanziaria, ai Servizi e ai Mercati. Promette di battersi per la Ue. Ma il suo Paese non è nella zona euro, e lui ha sempre difeso gli interessi della City finanziaria di Londra. Solo poche settimane fa, ha annunciato che farà rispettare «i desideri di coloro che, come gli inglesi, non vogliono una maggiore integrazione europea: noi difenderemo sempre il nostro interesse nazionale». E per non lasciare dubbi, poco prima della nomina avuta a commissario: «Alla fine del 2017, non sarò io o Bruxelles a decidere il futuro britannico nella Ue. Sarà il popolo britannico».

Invece a Miguel Arias Cañete, spagnolo, nuovo commissario all’Azione sul clima e alla Politica energetica (clamoroso conflitto d’interessi, dicono gli ambientalisti), potrebbe creare problemi il suo portafoglio: presidente dei consigli di amministrazione delle società petrolifere Petrolera Ducal e Petrologis Canarias, in entrambe con il 2,5% delle azioni, ha anche interessi in numerose altre società che — sostengono i suoi avversari — potrebbero rendergli difficili delle scelte obiettive in materia di clima.

Tibor Navracsics, ungherese, commissario alla Scuola, Cultura, e Giovani, è stato bollato da qualche giornale a casa sua come «l’ombra lunga di Orban» (il premier nazionalista protagonista di molte frizioni con i vertici Ue), ed è il padre della legge accusata di aver limitato i poteri dei media e dei magistrati.

Poi c’è Karmenu Vella, maltese, commissario all’Ambiente e alle Politiche marittime, cui qualcuno rimprovera la passata collaborazione come direttore non esecutivo con Betfair, un colosso mondiale del gioco d’azzardo. «Non però quand’ero ministro», ha sempre smorzato lui. E ha passato l’esame-selezione per Bruxelles”.