ROMA – Il Consiglio europeo si è concluso con un accordo sul Recovery Fund. Bruxelles dà la disponibilità di 500 miliardi a partire da giugno.
Ma ora parte la battaglia su come funzionerà, cioè se concederà prestiti o sovvenzioni a fondo perduto.
E gli schieramenti restano i soliti: i frugali del Nord contro il Sud che chiede aiuti da non restituire per chi è stato più colpito.
Il quadro economico è drammatico, e la presidente della Bce Christine Lagarde parte in pressing sui leader: il Pil dell’Eurozona rischia una contrazione del 15% e finora è stato fatto troppo poco e troppo in ritardo per contrastare i danni economici.
Ciò che occorre adesso sono misure per la ripresa rapide, risolute e flessibili, avverte la Lagarde, perché non tutti i Paesi, colti dalla crisi, potrebbero essere in grado di agire nel modo necessario.
Dopo il vertice europeo l’accordo su come affrontare la fase della ripresa ancora non c’è, ma una base di lavoro sì.
La mette sul tavolo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha cercato di fare una sintesi delle proposte avanzate dalle diverse capitali.
Il punto di partenza è che per rilanciare l’economia europea bisogna servirsi degli strumenti che già abbiamo, come il bilancio pluriennale, e poi creare qualcosa di nuovo, che aggiunga risorse in un momento di estrema necessità per le casse di tutti, soprattutto di quelli più colpiti dallo shock sanitario ed economico.
La presidente vuole arrivare a mobilitare 2mila miliardi di euro, cioè il doppio dell’attuale bilancio a 28, e propone quindi di aggiungere al prossimo bilancio Ue 2021-2027 un fondo temporaneo e mirato per la ripresa (Recovery fund) dotato di 320 miliardi di euro, raccolti grazie all’emissione di obbligazioni comuni.
La metà sarebbero distribuiti sotto forma di prestiti ai Paesi, l’altra metà andrebbe a programmi ‘ad hoc’, nel quadro del bilancio pluriennale Ue, per i Paesi più colpiti dall’emergenza.
Se nessuno è contrario in via di principio a creare il Recovery fund, non tutti sono d’accordo con il tipo di sostegno che deve dare. L’Italia vuole sovvenzioni, non prestiti, e una potenza di fuoco molto più ampia.
La von der Leyen, che entro il 6 maggio dovrà presentare la nuova proposta di bilancio Ue e Recovery fund, assicura che ci sarà “un giusto equilibrio tra sovvenzioni e prestiti”.
Sull’altro fronte, invece, i Paesi ‘frugali’ (su tutti Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia e Austria) che si oppongono ad aumenti del budget comune e a forme di trasferimenti a fondo perduto. Difendendo il principio secondo cui la Commissione Ue non può indebitarsi.
“Per gli aiuti a fondo perduto lo strumento giusto è il bilancio pluriennale dell’Ue, mentre guardo al Recovery fund come ad un sistema basato sui prestiti. Comunque siamo in una fase iniziale della discussione”, ha sintetizzato il premier olandese, Mark Rutte.
La Germania non si schiera apertamente nella battaglia ma la cancelliera Merkel ammette che “non su tutto siamo della stessa opinione”, anzi che c’è un vero e proprio “disaccordo” su come finanziare il fondo, assicurando però che Berlino è disponibile a versare di più al bilancio europeo. (Fonte: Ansa).