Francia al voto: Sarkò insegue, ma Hollande spaventa mercati e…Merkel

Pubblicato il 21 Aprile 2012 - 08:15 OLTRE 6 MESI FA

Sarkozy e Hollande, sfida all'ultimo voto

PARIGI – E’ testa a testa per il primo turno alle elezioni francesi, con  Nicolas Sarkozy dato in recupero sul socialista Francois Hollande, ma con la prospettiva di dover attingere alla riserva dei miracoli per colmare il gap al ballottaggio. Lo sfidante socialista consolida il suo vantaggio su Sarkozy, stando a un sondaggio BVA, che lo vede al 30% delle intenzioni di voto contro il 26,5% del presidente uscente. Staccati Marine Le Pen e Jean-Luc Melenchon (Fronte nazionale e Front de Gauche), entrambi al 14%. Al secondo turno, Hollande vincerebbe con il 57% contro il 43% di Sarkozy. Per l’istituto TNS-Sofres, invece, Sarkozy e Hollande sono alla pari con il 27%, e al secondo turno il socialista stacca il capo dello stato in carica di 10 punti (55% a 45%). Un terzo istituto, Ipsos, dà un distacco a favore di Hollande al primo turno piuttosto netto, 29% contro 25,5%, di 12 punti al ballottaggio (56% a 44%).

Sondaggi, intenzioni di voto, test sugli auspici di vittoria: i francesi adorano essere interpellati, sono riusciti persino ad associare i candidati a un’automobile che li rappresenti, Sarkò è visto come una Porsche, Hollande una Megan Scenic, Marine Le Pen un Suv Hummer…Ma la grande incognita su un eventuale passaggio di consegne investe tutta l’Europa, mai, come in questo momento di crisi tanto interdipendente nella coscienza delle nazioni. E preoccupa i mercati assurti a custodi invisibili e immateriali dei destini finanziari e quindi politici dei governi.

Cosa si inventerà Sarkò per non essere ricordato come l’unico presidente francese dal 1981 a non essere rieletto al secondo mandato e non fare così la fine ingloriosa di Giscard d’Estaing sconfitto da Mitterand? Davvero il pragmatico, competente, forse un po’ grigio burocrate Hollande forzerà la mano alla Merkel su fiscal compact e vincoli di bilancio? Intanto ha già promesso che il primo viaggio da presidente lo farà a Berlino, qualunque sia la reazione della Merkel che, caso più unico che raro, si è intromessa pesantemente nella contesa politica francese appoggiando l’amico (c’è chi dice “cagnolino”) Nicolas. Il quale, però, invita a guardare allo spirito dell’81 in modo diverso, visto che il socialista Mitterand percorse il sentiero meno ortodosso rispetto alle istanze stataliste della gauche di allora.

Diciamo che i fautori della continuità rigorista in Europa guarderanno con ansia alle mosse immediate di Sarkozy, cui si pone un dilemma che sembra insolubile. Per raggiungere la vittoria, dovrà attrarre circa i due terzi dell’elettorato di destra che si affida a Marine Le Pen e altrettanto sostegno dal candidato centrista Bayrou. Hollande, una volta passato il primo turno, non avrà troppi problemi a convogliare su di lui i voti della sinistra che pure non lo ama. Convincere con la stessa strategia i sostenitori della destra pura e gli elettori moderati, invece, non è possibile.

Sarkozy deve scegliere e nonostante il piglio, l’audacia, il decisionismo che gli viene riconosciuto (ma la sua biografa Catherine Nay dice che è un pessimo comunicatore), deve sacrificare una parte. Sceglierà il fronte moderato anticipano gli analisti, non calcando la mano su sicurezza e immigrazione, ma sfidando Hollande sul suo terreno e garantendo che solo lui è in grado di invertire il trend disastroso dell’economia. Nel frattempo le famigerate agenzie di rating lo aspettano al varco: retrocessioni e scippi di tripla A sono già pronti ma forse, per una volta, le varie Fitch e Moody’s aspetteranno il giudizio dei francesi prima di emettere le loro di sentenze (retrocessioni e downgrade sono stati regolarmente annunciati e regolarmente smentiti).

Hollande fa davvero paura ai mercati? Il premier François Fillon e il ministro degli Esteri Alain Juppé non hanno dubbi. “La Francia – ha detto il primo – si è impegnata ad annullare il deficit nel 2016. Se all’indomani del voto il Paese rimettesse in discussione questo obiettivo, prendendosi un anno in più oppure affidandosi a una crescita tutta da verificare, la speculazione contro la moneta unica ripartirebbe alla grande”.”Il programma di Hollande – ha aggiunto il secondo – è molto pericoloso, perché rischia di riportare l’economia francese e l’intera zona euro in uno scenario di temibili turbolenze”. Ma gli investitori stranieri, gli gnomi della finanza, i santuari degli hedge fund, non sono iscritti ai registri elettorali francesi, non votano e non vota nemmeno la Merkel.

Che, è una possibilità più che realistica, dovrà fare buon viso a cattivo gioco. Hollande cercherà di tirare dalla sua parte anche l’Italia di Mario Monti (e non solo sulla imprescindibilità della Tav), non si sa con quali speranze di successo, anche se è l’unico grande paese europeo che potrebbe mostrarsi interessato ad allentare la stretta tedesca. Ha definito la situazione economica dell’Italia “preoccupante” e proprio per questo Roma deve sostenerlo nella sua richiesta di cambiare il Fiscal compact: cioè, come primo gesto aboliamo la norma appena approvata che rende costituzionalmente vincolante il pareggio di bilancio?

In Italia, ha affermato Hollande, “la crisi politica della fine del 2011 sembra superata. Al contrario, le previsioni di crescita economica sono piuttosto preoccupanti”. “Per questo – prosegue – se verrò eletto presidente, ho la speranza di trovare in Italia un sostegno per chiedere politiche di crescita. L’Ue – ha precisato – soffre di un grave deficit di crescita, e senza crescita non riusciremo a controllare il nostro debito”. E il Patto fiscale dell’Ue “è un trattato incompleto, che stabilisce solo rigore di bilancio e che ci porta in una spirale di austerità. Dobbiamo includere un capitolo crescita che consenta di sviluppare l’industria europea, rafforzare la solidarietà e combattere la disoccupazione”. Vaste programme, acconsentirebbe il gollista ed ex amico di Sarkò, il vecchio Chirac. Ma alla vendetta non si comanda e lui voterà Hollande, parbleu!