Eurogruppo: 30 mld alla Spagna, altro sì al blocca-spread. I “nordici” concedono

Pubblicato il 10 Luglio 2012 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA
Josè Barroso e Angela Merkel (Foto LaPresse)

BRUXELLES – Un altro sì al meccanismo anti-spread, da fine luglio 30 miliardi alla Spagna in difficoltà per le sue banche e un anno in più (2014) per permettere a Madrid di portare il proprio deficit sotto il 3%. Ovviamente il tutto in cambio di una rigida supervisione da parte dell’Europa e di una revisione dei conti che porterà all’aumento dell’Iva e forse a una riforma delle pensioni. Alla fine la riunione dell’Eurogruppo del 9 luglio è terminata con un 1 a 0 per i “latini” contro i “nordici”. I Paesi del nord Europa, restii a ribadire il sì dell’Ue al blocca-spread e a sborsare nuovi soldi per la Spagna hanno dovuto fare delle concessioni. Perchè l’Europa non può permettersi che il contagio si estenda, dopo Grecia e Cipro, anche a Paesi “pesanti” come Spagna e Italia.

Aiuti alla Spagna, ma a delle condizioni. L’Europa comincia così a mandare aiuti a un altro Paese, la Spagna, un Paese che pesa sulla stabilità dell’euro ancor più della Grecia, per evitare l’effetto a catena. Si è stabilito di dare a Madrid un anno di tempo in più per stabilizzare il proprio deficit e 30 miliardi entro fine luglio, a patto che la Spagna rispetti le linee guida imposte da un Memorandum firmato nella notte del 9 luglio e che impone a Madrid regole rigide, seppure meno restrittive di quelle imposte alla Grecia.

Gli aiuti europei alle banche spagnole avverranno ”a tassi molto ridotti”, pari a circa il 3-4%, ”e a volte anche piu’ bassi”, ha affermato il ministro delle Finanze spagnolo Luis De Guindos.

Ovviamente nulla è gratis e in cambio degli aiuti, la Spagna dovrà sottostare a una sorta di “commissariamento” da parte dell’Unione europea. Insomma, sarà sotto la lente di ingrandimento, e guai a “sgarrare”. La troika (la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale) invierà le missioni in Spagna ogni tre mesi per vigilare. I partner europei imporranno inoltre cambiamenti radicali in tutto il settore finanziario. E per completare Bruxelles richiede immediatamente “nuove misure fiscali” così da migliorare il deficit. E subito il governo di Madrid ha annunciato che, contrariamente alle sue promesse in campagna elettorale, l’aumento dell’Iva ci sarà, come ci saranno forse anche tagli alle pensioni e alle indennità di disoccupazione.

Il memorandum per gli aiuti al comparto bancario sarà siglato poi dall’eurogruppo del 20 luglio ma ”l’accordo politico” citato dal presidente dell’eurogruppo Jean Claude Juncker permette di mandare subito un segnale forte ai mercati e ricapitalizzare le banche già nazionalizzate sull’orlo del fallimento: Bankia in primis ma anche una serie di istituti di minori dimensioni. I fondi, come previsto, saranno erogati dal fondo Efsf sotto forma di prestiti fino a 15 anni. Il debito dello Stato salirà per poi ridiscendere quando entrerà in vigore il fondo Esm, una volta che la supervisione bancaria sarà affidata alla Bce ma lo stato spagnolo non dovrà dare alcuna garanzia ai prestiti come chiesto da alcuni paesi del Nord Europa. In questo i vertici Ue sperano di iniziare la discussione a settembre per chiudere già entro l’anno e usare lo strumento per il ‘caso’ spagnolo. Il presidente Juncker ha detto che si tratta di un obiettivo realistico.

Ma la ricapitalizzazione diretta delle banche, ha voluto invece rimarcare il ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schauble sarà comunque possibile solo quando la Bce avrà i poteri di supervisione. E in precedenza il presidente dell’Eurotower Mario Draghi aveva su questo tema posto precisi paletti e invitato a non avere fretta per scrivere una buona proposta.

Scudo anti-spread. Nonostante le resistenze della Finlandia, le ”reticenze” dell’Olanda e i dubbi della Germania, l’Eurozona si muove con decisione verso misure a breve per stabilizzare i mercati, oltre che verso la creazione in tempo medio-lunghi di un’unione bancaria e fiscale. Come primo passo concreto della nuova linea il Fondo salva stati e la Bce hanno firmato “un accordo tecnico” che prevede che l’istituto di Francoforte sia l’agente dell’Efsf-Esm per l’acquisto dei bond sul mercato secondario, in funzione anti spread.

”L’accordo va nella direzione auspicata dall’Italia”, avevano riferito fonti italiane, poco dopo che il premier Mario Monti aveva lasciato in anticipo la riunione senza fare dichiarazioni. ”Non c’è nessun retroscena. Il confronto sul meccanismo antispread si è già svolto ed è andato bene”, avevano aggiunto le fonti.