Euroscettici e xenofobi. In Europa dilaga l'estrema destra

Pubblicato il 24 Aprile 2012 - 19:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Partire dal risultato della prima tornata elettorale in Francia per confermare un'avanzata della destra potrebbe rivelarsi un'analisi non corretta alla prova dei fatti, poiché nel ballottaggio, il 6 del mese prossimo, il Fronte Nazionale potrebbe anche impartire ai suoi sostenitori, che gli hanno fatto raggiungere il 20 per cento dei suffragi, l'indicazione di disertare le urne.

Ciò nonostante, è fuor di dubbio che la crescita elettorale del partito che fu guidato da Jean-Marie Le Pen e che ora è affidato alla figlia Marine è un segnale che va oltre il voto di protesta, ma segna – almeno per la fase contingente – una tendenza reale (e per molti osservatori inquietante) dell'elettorato.

Inoltre, per terminare con una sommaria analisi della situazione in Francia, si deve tenere conto che se gli elettori del FN dovessero optare per una "scesa in campo" nel secondo turno delle presidenziali ciò, per evidenti ragioni, non favorirebbe i socialisti di François Hollande ma il partito di centrodestra di Nicolas Sarkozy. E in tal caso sarebbe molto più probabile che avvenisse uno sbilanciamento a destra dell'UMP (Unione per un Movimento Popolare) del presidente in carica, piuttosto che uno spostamento al centro del Fronte lepeniano.

Certo è che dall'Europa, in questa fase, difficilmente potranno scaturire modelli o 'format' politico sociali di riferimento per quella parte di mondo che con preoccupazione crescente vede l'affermarsi di idee che definire ultraconservatrici è un eufemismo, giacché spesso esprimono scelte macchiate di xenofobia e isolazionismo. Non solo nei confronti delle masse di immigrati dalle regioni più povere del Terzo mondo, ma anche della stessa Unione Europea, verso la quale lo scetticismo, in certi ambienti, è ormai quasi un abito mentale. Perché, sebbene per fortuna sia ancora a macchia di leopardo, l'ideologia di destra in Europa dilaga.

Naturalmente, a misura della maggiore o minore rappresentatività dei partiti o gruppi politici interessati, si è di fronte a destre assai diverse tra di loro. Si va appunto dal partito dei Le Pen, che come baricentro può essere paragonato a quella che 40 anni fa in Italia si chiamava la 'destra in doppio petto' di Alleanza Nazionale, scaturita dal vecchio partito dichiaratamente neofascista Movimento sociale italiano (e oggi riconducibile a Ms-Fiamma tricolore, insieme a Forza nuova e Fronte sociale), al Partito nazionale britannico, favorevole alla violenza xenofoba, al fiammingo Vlaams Blok, di tendenze antieuropee e neocolonialiste, all'ungherese (anzi, 'magiaro') Partito della giustizia e della vita, alla neofranchista Democrazia nazionale spagnola, all'antieuropeo e antiturco Fronte ellenico, al partito Per un'Olanda vivibile, sorto alla memoria di Pim Fortuyn e recentemente affermatosi nelle elezioni comunali a Rotterdam, ai tre più inquietanti di tutti, data l'origine: i tedeschi Republikaner, Dvu e Npd, che si rifanno apertamente al nazismo e, ovviamente, considerano la Shoah una sorta di "spiritosa invenzione" dei soliti ebrei assetati di dominio planetario.

Esiste anche un filone ultranazionalista dell'Est europeo, derivante da una reazione al comunismo che 22 anni dopo la caduta del Muro di Berlino non sembra attenuarsi. Ci sono così il Partito della Grande Romania, i russi neofascisti di Zhirinovski, il Partito nazionalista slovacco, il Partito nazionalista slovacco. E ancora, la Destra croata, i Radicali serbi, e il partito neofascista Pamyat, trasversale nella ex Germania est e in Russia.