Francia, Sarkozy annuncia mini-rimpasto: sostituito solo il ministro del Lavoro

Pubblicato il 22 Marzo 2010 - 20:55 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato di aver proceduto a un rimpasto di governo. Lo ha confermato l’Eliseo spiegando che il ministro del Lavoro, Xavier Darcos, sarà sostituito dal ministro del Bilancio Eric Woerth che sarà rimpiazzato dal deputato Ump, Francois Baroin. Resta al suo posto il premier Francois Fillon.

Un minirimpasto inrealtà, per una maxisconfitta: dopo i febbrili incontri all’Eliseo, l’unico sacrificato eccellente nel governo sull’altare della sconfitta elettorale alle regionali è il ministro del Lavoro, Xavier Darcos, strabattuto alle urne e privo ormai della carica giusta per affrontare la riforma su cui il presidente Nicolas Sarkozy vuole giocarsi tutto, quella delle pensioni.

A sinistra, intanto, sono bastate poche ore dopo la vittoria e già qualche crepa comincia ad apparire in superficie. Nel giorno più difficile della presidenza, Sarkozy sacrifica qualcosa, ma decide di raddoppiare la puntata sul gioco più difficile, quella riforma delle pensioni sulla quale tanti governi in passato si sono infranti. L’autorevolezza di Eric Woerth, che prende il posto di Darcos, sembra dargli garanzie.

Il resto dell’atteso rimpasto sono giochi tattici, per far entrare due oppositori interni, Francois Baroin che è uno chiracchiano e Georges Tron, un fedele di de Villepin.

Dai due eserciti nemici in agguato sono infatti arrivati nelle ultime ore segnali nefasti: Jean-Pierre Raffarin, ex premier di Chirac, ha invitato il governo a porre la fiducia in Parlamento sulle riforme, de Villepin – nemico giurato di Sarkozy – ha addirittura annunciato la creazione di un nuovo partito. Restano al loro posto i due ministri più importanti che erano stati indicati come possibili uscenti, quello degli Esteri, Bernard Kouchner, e quello dell’Immigrazione, Eric Besson.

Entrambi vengono dalla sinistra, ed erano il simbolo dell«’apertura» di Sarkozy, ma la destra del partito – insofferente – ne aveva chiesto l’allontanamento. In particolare Besson, ideatore del poco fortunato dibattito sull«identità nazionale», è stato accusato di aver fatto, in conclusione, il gioco dell’estrema destra di Jean-Marie Le Pen, resuscitata in queste regionali.

Svolta a destra per arginare il Fronte nazionale e pesca di preferenze nel distrutto centro di Francois Bayrou: questo doppio obiettivo della maggioranza di governo non sembra però raggiungibile soltanto con questo minirimpasto. Considerando anche che i sondaggi anti-Sarkozy si moltiplicano (il 58% non lo vuole candidato nel 2012, dice l’ultimo), che sabato c’è un inedito «No Sarkozy Day» a Parigi e che domani è confermato uno sciopero pesante nel settore pubblico, con manifestazioni ovunque. Scuole chiuse e trasporti ridotti fanno temere un martedì nero, il governo avrà subito un’occasione per dimostrare la sua tenuta dopo la batosta.

A sinistra, se ieri sera tutti hanno evitato toni trionfalistici, oggi si è assistito all’emergere di qualche crepa, vecchia e nuova. Segolene Royal, ex avversaria del segretario Martine Aubry, ha stravinto le elezioni ma domani non sarà alla riunione parigina di tutti i nuovi presidenti di regione. «Lei è stata candidata alla presidenza, ha uno statuto speciale», ha sibilato gioco forza la Aubry.

Il duello fra le due «dame» potrebbe riproporsi prima di quanto la gauche temesse, e fra le due è destinato a palesarsi anche il più gradito dei candidati alla sinistra, Dominique Strauss-Kahn. Non è andata bene neppure la prima uscita di Daniel Cohn-Bendit, che ha provato una riedizione del suo «appello del 22 marzo». Ma allora era il Sessantotto, oggi che ha proposto una «cooperativa» a sinistra per affrontare le presidenziali, gli hanno risposto freddamente sia la Aubry sia Cecile Duflot, segretario in ascesa del suo stesso partito. Crisi politica o «mal francais»?, si chiede oggi Le Monde nel suo editoriale, parlando di «qualcosa che si è rotto» nella Francia attuale. E che provoca «un pessimismo di fondo» in un paese sempre più «sull’orlo di una crisi di nervi».