Gb, rivolta anti Ue tra i Conservatori. Cameron: “L’Europa va cambiata”

Pubblicato il 13 Maggio 2013 - 21:38 OLTRE 6 MESI FA
 David Cameron (LaPresse)

David Cameron (LaPresse)

LONDRA – Questa volta l’irritazione di David Cameron nei confronti dell’Europa è palese: ”Non credo che lo status quo nell’Ue oggi sia accettabile. Io voglio cambiarlo e una volta cambiato voglio porre ai cittadini britannici un semplice quesito, dentro o fuori”.

In altre parole: a noi serve un’Europa diversa, ma prima del 2017 il referendum non si fa. Il premier britannico tenta così di contenere la ‘rivolta’ che, mentre lui volava a Washington per incontrare Barack Obama, a Londra si scatenava con due ministri usciti allo scoperto nell’ammettere che sì, se il referendum sull’Ue si tenesse oggi, loro voterebbero per l’uscita del Regno Unito dall’Unione.

Ed è la prima volta che due componenti del governo di tale rango prendono pubblicamente questa posizione. Ma solo dopo un montare della tensione innescata prima dallo straordinario successo elettorale del partito euroscettico Ukip (che ai conservatori ha sottratto consensi a destra), poi da una seria di ‘esternazioni’ da parte di autorevoli nomi del gotha Tory, come Nigel Lawson e Michael Portillo – al governo con Margaret Thatcher il primo e con John Major il secondo – che nei giorni scorsi avevano lanciato un chiaro appello: si trovi rapidamente il modo di uscire dall’Ue.

Quindi i backbenchers, i veri e propri ‘ribelli’, che a Cameron sull’Europa non hanno mai smesso di dare filo da torcere. La loro costante attività sottotraccia ha trovato il suo sfogo mettendo addirittura in discussione il Queen’s speech, il discorso della regina con cui il governo illustra le sue priorità per i prossimi 12 mesi, contestato perché non menziona una legislazione che apra la strada al referendum. Così propongono un emendamento con una mozione che con tutta probabilità verrà messa ai voti questa settimana alla camera dei Comuni.

Si contano fino a 100 parlamentari disposti a votarla. Uno schiaffo politico per Cameron, che ai suoi ha chiesto di astenersi. Philip Hammond ministro della Difesa e Michael Gove dell’Istruzione hanno detto che seguiranno la sua indicazione, ma la stoccata sul referendum l’hanno data lo stesso. Da Washington è arrivato il rimprovero del leader del partito e premier a chi adesso chiede di affrettare i tempi sull’Europa: ”Così è come gettare la spugna” prima ancora di aver provato a cambiare le cose dall’interno, ”meglio usare le energie per vincere le elezioni” nel 2015.

E a dargli man forte ha trovato il presidente degli Stati Uniti in persona, Barack Obama, dal quale era andato a parlare anche di rapporti commerciali Usa-Ue: ”Per quel che riguarda le relazioni tra Regno Unito e Unione Europea, avrebbe senso cercare di aggiustarle prima di decidere di romperle. E’ di enorme importanza per gli interessi degli Stati Uniti che il Regno Unito continui a far parte della Unione europea”, ha detto Obama in conferenza stampa fornendo un’autorevole sponda all’alleato David.