Grecia chiede altri sei mesi di aiuti all’Europa: la Germania dice no

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Febbraio 2015 - 11:22 OLTRE 6 MESI FA
Il premier greco Alexis Tsipras

Il premier greco Alexis Tsipras

ATENE – Il governo greco ha inviato all’Eurogruppo la richiesta per avere altri sei mesi di aiuti europei. Ma la Germania dice no: le garanzie non sono sufficienti, nessuna proposta sostanziale.

Quella di Atene è una richiesta scritta, un passo in avanti nella direzione del compromesso dopo giorni di tensione. Il “falco” olandese, il presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbleom, ha fatto sapere via Twitter di aver ricevuto questa comunicazione e subito dopo ha parlato con Tsipras.

Si sbilancia un pochino di più il portavoce del presidente Jean Claude Juncker confermano che la Commissione Ue ha ricevuto la richiesta di estensione del programma di aiuti, e ritiene che sia “un segno positivo che spiana la strada ad un compromesso ragionevole nell’interesse di tutta l’Eurozona”.

Dura invece la reazione tedesca. Il portavoce del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha detto: “La lettera di Atene non presenta alcuna proposta di soluzione sostanziale”.

La Grecia infatti, nella lettera, continua a puntare sulla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione. E chiede l’allungamento di 6 mesi del prestito per “dare respiro” alla società e per avere il tempo necessario “per negoziare con i partner senza ricatti e tempi stretti”. Ovvero una ricetta ritenuta troppo blanda da Bruxelles.

Ma se è chiaro cosa la Grecia chieda (altri soldi e l’estensione del programma per aggiustare il suo disastrato bilancio, altro ossigeno per pagare pensioni e stipendi pubblici), meno chiaro è stato finora a quali condizioni. Il Sole 24 ore, in un articolo di Vittorio Da Rold, pubblica quelle che sono le condizioni di Atene per avere quei soldi. Si tratta del primo impegno scritto di Alexis Tsipras con l’Europa.

L’articolata proposta prevede la riduzione del surplus primario di bilancio, oggi atteso al 3% nel 2015 e al 4,5% del Pil nel 2016, al più abbordabile 1,5 per cento. Il governo greco “boccia” senza appello il surplus primario al 4,5% del Pil giudicandolo come «artificiale, senza precedenti storici e soprattutto senza sostegno da parte di nessun economista di fama». L’esecutivo Tispras chiede, inoltre, di poter utilizzare, per stabilizzare il sistema bancario, le riserve, pari a 8 miliardi di euro, del Fondo ellenico per la stabilizzazione bancaria, così da poter ridurre il peso delle sofferenze bancarie e far tornare il credito alle imprese. Atene annuncia anche di voler frenare sulle privatizzazioni verificandone la fattibilità per ogni progetto, e fa presente che sui 50 miliardi di euro previsti da questa fonte nel primo programma di salvataggio del 2011, finora ne sono stati raccolti appena 4,1 miliardi. Un fallimento annunciato che, secondo il governo greco, dimostra «l’impossibilità pratica di drenare risorse per pagare il debito nell’attuale contesto greco» di deflazione.

In sintesi, una percentuale più ragionevole di “surplus”, ovvero di quanto lo Stato greco sia in grado di mettere in cassaforte; la possibilità di usare il Fondo ellenico per dare fiato alle banche che a loro volta dovrebbero così avere nuovi euro da dare alle imprese; avere più voce in capitolo sulle privatizzazioni.

Infine, il capito titoli di Stato e debiti:

Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis chiede di modificare la composizione dei T-bill, i bond con scadenza tre mesi, senza alzarne il limite, oggi, a 15 miliardi di euro. Il governo di Atene è anche pronto a far fronte alle scadenze di debiti per 17 miliardi di euro complessivi previste quest’anno, tra cui spiccano i 5,2 miliardi di giugno nei confronti dell’Fmi, e i 6,7 miliardi di euro da ripagare in estate, nei confronti della Bce, in relazione agli acquisti di bond fatti sotto il programma Smp ai tempi di Jean-Claude Trichet nel momento più acuto della crisi. In particolare Tsipras chiede di poter incassare i profitti sui bond greci acquistati dalla Bce sempre secondo il programma Smp, in carico all’Eurosistema e pari a 1,9 miliardi di euro, così da poter far fronte alle scadenze già accennate.