Crisi delle banche, Dracma, default, salvezza: 4 ipotesi sul futuro della Grecia

Pubblicato il 19 Maggio 2012 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA

Governo provvisorio in Grecia (LaPresse)

ROMA – Gli scenari possibili, per la crisi greca, sono essenzialmente quattro: dal crac bancario ancora prima del voto, quello previsto fino al 17 giugno, fino ad una salvezza in extremis, che passa però per una non  certa  nascita di un governo filo Ue dopo le urne. Quattro scenari che diventano di attualità soprattutto dopo che venerdì sì è diffusa la notizia di un “piano B” predisposto dai vertici Ue nel caso la Grecia non ce la faccia. Ipotesi ovviamente smentita ma che, come succede in questi casi, non può non far riflettere anche perché in Gran Bretagna ci sarebbe una stamperia già pronta a produrre le vecchie Dracme. Gli scenari possibili li spiega, sulla Stampa, Stefano Lepri.

Il primo, il peggiore per greci ed europei, è quello di un tracollo bancario prima ancora delle urne. Scenario che gli ultimi sondaggi, che vedono una possibile maggioranza pro Ue, sembra appena più lontano. Scrive Lepri: “Per premunirsi contro un’eventuale uscita dall’euro i greci si precipiterebbero a togliere dalle banche i risparmi. Fino a un certo punto, la Banca centrale greca può fornire liquidità di emergenza; ma quando la quantità di euro creati venisse ritenuta insostenibile dalla Bce, occorrerebbe chiudere le frontiere ai movimenti di capitali. Sarebbe una misura traumatica, eppure insufficiente, dato che per proteggersi contro il ritorno alla dracma non è necessario portare i soldi all’estero, basta tesaurizzarli sotto forma di banconote in euro. Cosicché occorrerebbe anche bloccare d’autorità i prelievi. Si rischierebbe un blocco completo di tutta l’economia ellenica”.

Il secondo scenario è quello del default. Se dalle urne dovesse uscire una maggioranza di estrema sinistra, infatti, il nuovo governo comunicherebbe alla Ue l’intenzione di non accettare i piani di salvataggio e non voler in sostanza pagare il debito. Con l’immediata interruzione degli aiuti del Fmi il default sarebbe inevitabile. Tecnicamente, spiega Lepri, “si potrebbe farlo anche restando nell’euro. Ma nel concreto caso greco anche eliminando gli interessi sul debito il bilancio dello Stato resta in deficit; dopo poche settimane non sarà più possibile pagare in euro gli stipendi degli statali e le forniture pubbliche. Per saldare i conti il governo emetterà allora certificati di debito in una moneta alternativa, come i patacones della crisi argentina. Sarà il primo passo di un inevitabile ritorno alla dracma”.

Il terzo scenario è quello di un ritorno “negoziato” alla Dracma. Se il nuovo governo greco prende atto dell’impossibilità di rimanere nell’Euro, a meno di non agire di sopresa bloccando per qualche giorno i prelievi, ha bisogno di tempo per tornare alla vecchia moneta. Secondo Lepri “una ipotesi, trapelata da fonti tedesche, sarebbe di garantire il valore dei depositi dalla inevitabile svalutazione della nuova dracma: si potrebbe così evitare la fuga dalle banche. Ma per farlo occorrerebbero forti aiuti dell’Europa o del Fmi a sostegno delle stesse banche. Il passaggio alla nuova moneta resterebbe comunque traumatico. Non si potrebbe evitare un default almeno parziale sul debito. La Grecia importa il 10% più di quanto esporta, dunque dovrebbe essere finanziata dall’esterno perché possa procurarsi combustibili e cibo”.

Resta allora l’ultimo scenario, quello della salvezza. Serve un governo filo europeo abbastanza forte e un minimo di disponibilità tedesca a ri-negoziare in parte l’austerity. Difficile, però, aspettarsi grosse concessioni da Angela Merkel, nonostante il crescente isolamento della linea tedesca anche nel G8. Ma, forse, per i greci e per l’Europa è ancora lo scenario complessivamente più tollerabile.