Hollande: “Europa vicina all’uscita dalla crisi. Serve unione di bilancio”

Pubblicato il 18 Ottobre 2012 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
Francois Hollande (Foto Lapresse)

PARIGI – L’uscita dal tunnel è vicina: questa volta a dirlo non è il presidente del Consiglio italiano Mario Monti ma il presidente francese Francios Hollande. Lo fa in un’intervista concessa a sei quotidiani e riportata anche dalla Stampa, nell’inserto sull’Europa.

Hollande commenta il Nobel all’Unione Europea:

“Insieme, un omaggio al passato e un appello per il futuro. L’omaggio è per i padri fondatori dell’Europa, capaci di fare la pace all’indomani di un massacro. L’appello è per i governanti dell’Europa di oggi, perché siano coscienti che uno scatto è indispensabile”.

Sull’uscita dalla crisi della zona euro si dice ottimista:

“Siamo vicini, molto vicini, perché abbiamo preso le decisioni giuste al vertice del 28 e 29 giugno e le applicheremo il più rapidamente possibile. Prima, regolando definitivamente la situazione della Grecia, che ha fatto tanti sforzi e che deve ormai essere sicura di restare nell’eurozona. Poi, rispondendo alle esigenze dei Paesi che hanno fatto le riforme attese e che devono potersi finanziare a tassi ragionevoli. Infine, realizzando l’unione bancaria. Voglio che queste questioni siano risolte da qui alla fine dell’anno. Allora potremo iniziare a cambiare i nostri sistemi di decisione e approfondire l’unione. Sarà il grande cantiere di inizio 2013”.

Le parole d’ordine per la ripresa, secondo Hollande, sono slancio all’economia e crescita:

“Il ritorno della crescita suppone che si muovano dei finanziamenti su scala europea, ed è il patto che abbiamo adottato in giugno, ma anche si migliori la nostra competitività e si coordinino le nostre politiche economiche. I Paesi che sono in attivo devono stimolare la loro domanda interna con un aumento dei salari e una riduzione delle tasse, è la miglior espressione della loro solidarietà. Nell’interesse di tutti, non è possibile infliggere una condanna a vita a Paesi che hanno già fatto dei sacrifici considerevoli. Oggi la recessione ci minaccia quanto il deficit!”.

Per colmare la distanza fra i promotori dell’austerità e quelli della crescita, Hollande pensa a due “leve”:

“La prima è la fiducia. Prima usciremo dalla crisi della zona euro e prima gli investitori torneranno. Disponiamo di tutti i mezzi per agire: Meccanismo europeo di stabilità, regole d’intervento della Banca centrale europea. Allora usiamoli. La seconda leva è dare coerenza alla politica economica europea. Abbiamo definito un patto per la crescita, facciamolo partire. Ci sono 120 miliardi di euro. Alcuni diranno: è troppo poco. Ma ciò che conta è che siano spesi presto e bene. Il budget europeo è anche uno strumento per stimolare l’economia, in particolare attraverso i fondi strutturali. Propongo di fare di più, mobilitando delle risorse supplementari. La tassa sulle transazioni finanziarie sarà l’oggetto di una cooperazione rinforzata. Undici Paesi si sono detti d’accordo. Auspico che il suo gettito sia destinato per una parte a dei progetti di investimento e per un’altra a un fondo di formazione per i giovani. È compito della Francia convincere i nostri partner che l’austerità non è una fatalità”.

Tra Europa federale ed Europa delle nazioni il presidente francese vede un nuovo modello:

“Abbiamo una zona euro che ha un patrimonio, la moneta unica, e richiede un nuovo governo. Questa zona euro deve prendere una dimensione politica. Sono favorevole a che l’Eurogruppo, che riunisce i ministri delle Finanze, sia rinforzato e che il suo presidente si veda affidare un mandato chiaro e sufficientemente lungo. Sono anche favorevole a una riunione mensile dei Capi di Stato e di governo di questa zona. Facciamola finita con questi vertici cosiddetti ‘dell’ultima spiaggia’, queste riunioni ‘storiche’, questi appuntamenti eccezionali. E che nel passato non hanno ottenuto che dei successi effimeri. I mercati sono aperti tutti i giorni. L’Europa non può più essere in ritardo”.

“Oggi più nessuno pensa che l’euro sparirà o che la zona euro si spaccherà. Ma la prospettiva della sua integrità non basta. Ora, dobbiamo uscire dalla crisi economica. L’unione politica è la tappa che seguirà l’unione di bilancio, l’unione bancaria e l’unione sociale. Darà un quadro democratico a quanto saremo riusciti a realizzare dell’integrazione solidale. E arriverà dopo le elezioni europee del 2014″.

Il rischio maggiore per l’Europa, oggi, è quello

“Di non essere più amata. Di essere vista nel caso migliore come un austero sportello di banca e nel peggiore come un riformatorio. E tuttavia l’Europa resta la più bella avventura per il nostro continente. È la prima potenza economica del mondo, uno spazio politico di riferimento, un modello sociale e culturale. Merita un sussulto per rinnovare la speranza. Il peggio, vale a dire la paura dell’esplosione della zona euro, è passato. Ma il meglio non è ancora lì. Dobbiamo costruirlo noi”.