PARIGI – Hollande in Francia sta attuando una politica di rigore ma di sinistra, dove accanto al superprelievo per i redditi sopra il milione di euro ha imposto un innalzamento significativo delle tasse sui redditi da capitale. Che sono stati sostanzialmente equiparati a quelli da lavoro. E una riduzione altrettanto significativa delle deduzioni fiscali concesse alle imprese, in particolare con la l’abbassamento della detrazione degli interessi sui prestiti, che prima era totale e ora fissata al 75%.
Politicamente Hollande ha dato seguito agli impegni assunti in campagna elettorale, a partire dallo spostamento sulle fasce più ricche dei sacrifici necessari per rispettare il fiscal compact, per affrontare la crisi, per rilanciare l’economia. Non si troverà, quindi, folle oceaniche in piazza a contestare questi provvedimenti, anzi. Tuttavia, sta montando, soprattutto nella rete, incubatrice e anticipatrice di ogni trend, una protesta che va dai piccoli imprenditori ai grandi gruppi. Su Facebook in pochi giorni un gruppo per la difesa delle imprese ha raccolto 25 mila adesioni. Domenica 7 ottobre si sono dati appuntamento a Parigi.
Un confronto con le misure adottate dal Governo Monti? Sarebbe utile per offrire qualche delucidazione in più sulla questione diciamo così irrisolta della natura del governo tecnico, definito alternativamente sinistrorso (sa solo aumentare le tasse, non taglia le spese), o destrorso (non tocca le banche, i ricchi, la speculazione, taglia i servizi essenziali). Al netto dei provvedimenti dal significato più simbolico che reale, come il superprelievo, forse più noto come tassa Ibrahimovic: laddove è plateale il segno della volontà dell”Eliseo ma abbastanza trascurabile il gettito preventivato (210 milioni di euro).
Se il governo Monti ha di poco aumentato le tasse sui redditi da capitale è proprio qui che, invece, il governo Hollande ha introdotto le novità più rilevanti. Da noi su plusvalenze, dividendi, interessi, proventi derivanti da investimenti finanziari in azioni, obbligazioni, fondi comuni d’investimento ecc.. la tassazione è passata dal 12,50% al 20%. IN Francia le plusvalenze frutto di partecipazioni azionarie sono passate dal 19% al 45% (equiparate cioè ai redditi da lavoro superiori ai 150 mila euro): sono interessate 75 mila contribuenti, per un gettito preventivato di 1 miliardo. I dividendi, escluse le famiglie con meno di 2 mila euro da redditi da capitale, saranno tassati al 45% contro il 21% di prima: la misura coinvolge 5 milioni di contribuenti, per un gettito preventivato di 2 miliardi.
Servirà questa stretta, sarà utile a redistribuire la ricchezza o garantirà la fuga dalla Francia degli investitori (i capitali, quelli espatriavano comunque)? Qui entrano in campo le diverse sensibilità politiche, in poche parole destra e sinistra. Siccome dicono che questa distinzione è ormai inservibile…
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