Immigrazione: Italia candida Enrico Credendino capo missione Ue, offre Roma sede

di Marco Galdi e Patrizia Antonini (Ansa)
Pubblicato il 13 Maggio 2015 - 06:28 OLTRE 6 MESI FA
Immigrazione: Italia candida Enrico Credendino capo missione Ue, offre Roma sede

Immigrazione: Italia candida Enrico Credendino capo missione Ue, offre Roma sede

BRUXELLES – L’Italia è “pronta a intervenire” per fermare i trafficanti di esseri umani e Matteo Renzi non esclude l’ipotesi di bombardare i barconi nei porti libici. Il premier lo ribadisce mentre prende forma la missione militare europea contro i “nuovi schiavisti”, per la quale resta però “indispensabile” una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ma intanto, a quanto si apprende a Bruxelles, “tutti vogliono partecipare” e l’Italia ha già proposto un capo militare: l’ammiraglio di divisione Enrico Credendino, già alla guida dell’Operazione antipirateria nel Corno d’Africa. E’ stato messo a disposizione un quartier generale a Roma, che potrebbe essere il Comando operativo di vertice Interforze (Coi) di Centocelle.

Mercoledì la Commissione europea presenterà la nuova strategia che tra le altre cose imporrà la suddivisione di quote di richiedenti status di protezione internazionale tra i 28 paesi aderenti all’Ue: una sfida politica decisiva, in cui Juncker metterà tutto il suo peso, sostenuto da Germania e Francia, oltreché dall’Italia.

In attesa di decisioni dal Palazzo di Vetro, lunedì prossimo a Bruxelles i ministri degli Esteri e della Difesa europei in formazione jumbo daranno il via libera al piano generale della missione antiscafisti, il cosiddetto Crisis Management Concept. Che prevede crescenti livelli di intervento e uso della forza. Senza la risoluzione dell’Onu (che difficilmente arriverà entro il 18, spiegano fonti europee), sarebbe possibile attuare solo il primo: operazioni di intelligence per “distruggere il business model” dei trafficanti.

Intanto il punto più controverso dell’Agenda sull’immigrazione che sarà presentata mercoledì dalla Commissione Ue resta “il meccanismo di distribuzione” per quote percentuali che verranno assegnate a ciascun Stato membro. Una misura di emergenza per far fronte alla situazione nel Mediterraneo, che si pensa di estendere nel tempo rendendolo permanente. Secondo fonti Ue in questa prima fase non saranno indicati i numeri dei richiedenti protezione internazionale che si propone di spostare da Italia, Grecia e Malta e redistribuire in Europa. Il documento riporterà la “chiave di distribuzione” con le percentuali per ogni Paese. Le cifre di richiedenti da redistribuire in provenienza dai Paesi in prima linea saranno nella proposta finale della Commissione, entro fine mese.

Nel documento ci sarà invece una cifra sui reinsediamenti in Ue dei richiedenti protezione dai Paesi terzi. L’Unhcr chiede che siano 20mila l’anno, fino al 2020, per questo indiscrezioni descrivono una forchetta che va dai 5000 (un numero emerso al vertice straordinario sull’immigrazione del 23 aprile, e poi non indicato nelle conclusioni, nella speranza di alzare l’asticella) ai 20mila, che appunto chiede l’Onu. Potrebbe anche essere ufficializzata l’estensione del raggio di stazionamento dei mezzi dell’operazione Triton dalle attuali 30 alle 50 miglia marine, favorendo così operazioni di soccorso e salvataggio più efficaci.

L’orientamento è emerso dopo le riunioni tra Frontex e le autorità italiane, ma ancora ufficioso, in attesa dell’adozione del nuovo piano operativo. La Commissione europea intende inoltre proporre un emendamento per la base legale di Frontex per rafforzarne il ruolo nei rimpatri dei migranti irregolari. I network dei trafficanti infatti giocano spesso sul fatto che sono relativamente poche le decisioni dei rimpatri attuate: nel 2013, ad esempio, solo il 39,2% dei provvedimenti sono stati messi in pratica. E per accelerare le pratiche nella fase della primissima accoglienza dei migranti si pensa a creare “hotspot”, dove si concentreranno presidi sanitari, specialisti di Frontex, Europol e dell’Ufficio Ue dell’asilo (Easo). E’ in questi centri che si dovrebbe decidere se ci sono gli estremi per richiedere protezione internazionale o se si tratti di migranti economici. Nel secondo caso Frontex ha avuto indicazione, con un progetto pilota, di mettere a punto un sistema rapido per i rimpatri.