Irlanda. Senato resta, al referendum vincono i “no” col 51,7%

di Alessandro Carlini
Pubblicato il 6 Ottobre 2013 - 15:51 OLTRE 6 MESI FA
Irlanda. Senato resta, al referendum vincono i "no" col 51,7%

Premier irlandese Enda Kenny (Foto LaPresse)

LONDRA – I partiti di governo in Irlanda sono stati sconfitti e umiliati. Contro tutte le previsioni e i sondaggi, i cittadini hanno votato contro l’abolizione del Senato in uno storico referendum: i ‘no’ hanno conquistato il 51,7%, contro il 48,3% dei sì. E’ stato un testa a testa fino all’ultima scheda ma la coalizione del premier Enda Kenny, che aveva invocato i tagli alla politica, ne esce ridimensionata.

Ancora una volta i sondaggi, che davano a oltre il 60% gli elettori a favore dell’abolizione, non rispecchiavano la realtà. Tutto si è deciso per un pugno di voti: 42.500 in più per i ‘no’, complice anche una bassa affluenza al 39,17%. Nel referendum si era impegnato in prima persona il premier Kenny, che nella sua politica di austerità iniziata nel 2011 per risanare il Paese dopo la crisi economica e il dissesto dei conti pubblici aveva detto che era tempo di liberarsi di una assemblea antidemocratica ed elitaria.

Il suo partito di maggioranza Fine Gael, dell’area di centro, ha guidato la campagna per il ‘sì’, sostenuto anche dagli alleati del Labour irlandese. Mentre per il ‘no’ erano i repubblicani del Fianna Fail all’opposizione. La tradizione di una istituzione che esiste da 90 anni alla fine ha trionfato sulla promessa, fatta dai promotori del referendum, di risparmiare 20 milioni di euro con l’eliminazione della camera Alta.

“Accetto e rispetto il verdetto degli elettori – ha detto Kenny – Sono personalmente deluso dai risultati anche se questo non toglie che resta il bisogno di cambiamento e riforme ed è mia intenzione rendere il Senato una istituzione che contribuisce in modo effettivo alla vita democratica”.

Il ‘Seanad‘ è formato da 60 membri che però non vengono eletti direttamente dai cittadini ma da un corpo elettorale formato da senatori uscenti, deputati e rappresentanti locali, oltre ai membri nominati dal primo ministro e dalle università. L’assemblea ha peraltro una funzione legislativa molto limitata rispetto alla più importante camera Bassa, il cosiddetto Dail Éireann.

Esultano invece quelli di Fianna Fail. “E’ la vittoria della gente contro una campagna populista che parlava di risparmi milionari – ha detto il deputato Niall Collins -. Nonostante la vittoria però ora dobbiamo riprendere le riforme”.

Secondo l’Irish Times, il premier esce indebolito da questo voto. E la debolezza gli fa perdere una parte di “credito politico” che gli servirà molto nei prossimi giorni col difficile dibattito sulla finanziaria. Kenny è riuscito a tenere il suo partito unito nel difficile passaggio della legge che ha introdotto l’aborto ma proprio laddove sperava di stravincere, nel referendum sul Senato, ha subito la ‘rivolta’ degli elettori dopo anni di sacrifici dovuti all’austerità.