Italia non brilla in Europa: troppe poche donne nei Cda

Pubblicato il 5 Marzo 2012 - 19:39 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES, 5 MAR – Sempre troppo poche le donne nei posti di comando delle aziende. Un anno fa l'Ue aveva lanciato l'allarme, con tanto di appello della vicepresidente Viviane Reding alle societa' quotate in borsa pubblicato sui principali quotidiani economici europei.

Ma e' servito a poco. Da ottobre 2011 a gennaio 2012 la media europea delle presenze nei Cda delle imprese piu' grandi (che a ottobre 2010 era all'11,8%) e' salita dal 13,6% al 13,7%. E l'Italia e' ''maglia grigia'' d'Europa: sestultima col 6,1%, sta meglio solo rispetto a Malta (3,0%), Cipro (4,4%), Ungheria (,5,3%), Lussemburgo (5,7%) e Portogallo (6,0%). Ma e' lontanissima da Finlandia (27,1%), Lettonia (25,9%), Svezia (25,2%) e Francia (22,3%). Soprattutto, come osserva la vicepresidente del gruppo socialista al Parlamento Europeo Patrizia Toia, quello europeo e' un trend di crescita che farebbe impiegare ''40 anni per arrivare a un equilibrio di genere accettabile''. Le percentuali Ue sono simili a quelle pubblicate dall'Ocse che, con una platea di 34 paesi, rileva una presenza media del 10%. A siderale distanza da un paese come la Norvegia che, grazie all'introduzione delle quote rose per legge gia' nel 2006, e' ormai arrivata a quel 40% di presenze che l'Unione europea considera come obiettivo da raggiungere nel 2020 (30% entro il 2015).

Cosi' oggi la Reding, ''constatato con rammarico che l'autoregolamentazione non ha dato finora grandi risultati'', ha lanciato una consultazione pubblica per verificare se sia opportuno intervenire con una legge europea. Una iniziativa che il Parlamento europeo (sinistre in testa) chiede da tempo, ma che la vicepresidente dell'esecutivo europeo considera come un'ultima spiaggia: ''Personalmente la 'quote rosa' non mi piacciono, ma forse sono necessarie''.

La Reding oggi ha osservato che quella delle quote fissate per legge e' un'idea che ''molte donne, soprattutto della mia eta''', e nella posizione di chi e' gia' arrivato al top, ''non apprezzano''. Meglio sarebbe l'autoregolamentazione, come peraltro, in un sondaggio Eurobarometer, pensa il 51% degli europei (mentre il 26% crede sia meglio puntare su nome di legge). ''La scarsa presenza delle donne ai vertici – dice Reding – impedisce all'Europa di essere competitiva e di crescere''. Le aziende si dovrebbero convincere quindi in base ai risultati di studi come quello di Ernst&Young o McKinsey, secondo cui laddove la rappresentanza e' paritaria si realizzano profitti del 56% superiori ai Cda per soli uomini. Fenomeno che Reding non ha difficolta' a spiegare. ''Sono le donne a decidere generalmente sugli acquisti'', ''sono quindi loro ad avere piu' capacita' ad adattare le strategie di vendita''. Senza contare che le donne hanno successo nei posti di comando perche' ''fanno piu' domande, obbligando a dare risposte piu' equilibrate''.