Lamento del viceministro: “Con 156 mila euro a Londra non si vive”, e si dimette

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Agosto 2014 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA
Lamento del viceministro: "Con 156 mila euro a Londra non si vive", e si dimette

Lamento del viceministro: “Con 156 mila euro a Londra non si vive”, e si dimette

LONDRA – Mark Simmonds, viceministro degli Esteri britannico, prima di dimettersi ha lanciato un allarme che insieme suona come una sfida: “Con 156 mila euro a Londra non si vive”. Un uomo pubblico, membro del governo, o anche un semplice parlamentare britannico con quella cifra non può permettersi di affittare una casa o pagare un mutuo in zona Westminster. Dovrebbe trasferirsi in periferia. E così Simmonds dopo aver fatto i conti ha deciso che no, l’economia domestica imponeva un cambiamento drastico: e si è dimesso.

Eppure, oggettivamente, per quanto cara sia Londra non guadagnava poco considerato che milioni di londinesi sopravvivono nella medesima città con ben altri, e ben più magri, stipendi. Sintetizza La Stampa:

Allo stipendio di 89.400 sterline (111 mila euro) si aggiungevano le 25 mila sterline per la moglie Lizibeth, assunta come segretaria, oltre a 28.000 sterline di rimborso per l’affitto di un appartamento. In più, il ministro ha goduto di un aiuto destinato ai parlamentari che acquistavano casa a Londra, in base al quale gli interessi sul mutuo erano pagati dai contribuenti britannici. Simmonds ha comprato una casa a Putney nel 2001, pagandola 650 mila sterline. Ha ricevuto benefici statali per 500 mila sterline in 10 anni e ha rivenduto la casa nel 2010 per 1,2 milioni, guadagnando un bel po’ di soldi.

Poi nel 2009 ci fu uno scandalo per i rimborsi e da allora la musica cambiò: via quasi tutti i benefici per ministri o membri del parlamento. Simmonds ha spiegato:

“Quando ho cominciato a fare il parlamentare ci davano aiuti per avere una casa di famiglia nel posto dove eravamo stati eletti e un’altra casa familiare a Westminster. Ora non è più possibile. Io dormo in alberghi che cambio spesso, non ho più una vita personale e sto perdendo i rapporti con i miei figli. Penso – ha detto – che sia arrivato il momento di aprire un dibattito serio e maturo su questo problema. Bisogna aiutare i parlamentari a vivere come persone normali, con il loro lavoro e la loro famiglia”.