Merkel teme “populisti” post Monti, sostiene Bce: “Ok misure non convenzionali”

Pubblicato il 30 Agosto 2012 - 10:22| Aggiornato il 13 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

BERLINO – La “chiacchierata” tra Angela Merkel e Mario Monti si è svolta tra i timori della cancelliera tedesca e la “bugia” del premier italiano. Lei, Merkel, teme che l’ondata dei movimenti populisti in ascesa nei paesi dell’Unione possano non rispettare gli impegni che i governi stanno prendendo per salvare l’Euro. Lui, Monti, la rassicura sulla situazione politica italiana. Politici “responsabili”, afferma nonostante lo scambio di battute tra Pierluigi Bersani e Beppe Grillo. Poi c’è la necessità di un nuovo trattato per i paesi Ue, il sostegno all’Italia ed alla Bce di Mario Draghi, con tirata d’orecchi metaforica a Jens Weidmann della Bundesbank. Ma per la Spagna Merkel fa dietrofront: il no ai negoziati di Mariano Rajoy è un respiro di sollievo per la legge sulle banche iberiche che cara è costata all’armonia nel parlamento tedesco.

BERLINO TEME ROMA – Merkel ha detto: “Siamo molto preoccupati per quello che potrà accadere con le elezioni in Italia”. Lei preferirebbe che alla presidenza del Consiglio, anche nel 2013, rimanesse il tecnico Monti. Il timore è che i partiti non rispettino gli impegni siglati, ma Monti l’ha rassicurata. I 3 partiti che lo sostengono hanno compreso il “principio di responsabilità”: “Sono molto fiducioso sul fatto che c’è una maturazione dei partiti politici. Inoltre ormai ci sono vincoli europei da rispettare per tutti”. Insomma Berlino non tema Roma, i patti saranno rispettati.

MERKEL “DIFENDE” LA BCE – L’obiettivo di Merkel e Monti rimane la difesa dell’Euro. Dopo l’attacco di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, alla Bce di Mario Draghi la Merkel aveva dichiarato “pieno sostegno a Weidmann”. Ora invece, dopo l’incontro con Monti, annuncia il sostegno alla Bce ed all’uso di “misure non convenzionali” per la difesa della moneta unica: “La Bce prepara le sue decisioni, la Bce è indipendente”.

I COMPROMESSI DI BERLINO –  La Germania si starebbe preparando al compromesso. “Si sono fatti passi avanti su tutto”, dice la delegazione italiana. Berlino avrebbe voluto che la Bce controllasse solo i 25 istituti bancari più grandi dell’Europa, senza poter mettere mano sulle casse di risparmio regionali, ma forse desisterà.

C’è poi la questione della revisione dei trattati europei. Merkel ne vorrebbe uno nuovo per fissare la futura costituzione, così che l’Ue somigli sempre più ad una federazione. Ma Monti, che conosce la natura dei trattati, sa che ratificarli si può, ma un referendum potrebbe renderli vani. La conclusione? Che, secondo fonti da Berlino, intanto si punta all’integrazione e la questione del nuovo trattato sarà rimandata.

LA PROROGA ALLA GRECIA – Atene rimane il nodo più dkifficile per il salvataggio della moneta unica. Un diplomatico avrebbe detto: “I greci non parlano più di proroga di due anni, hanno capito che è controproducente. Intanto facciano anche loro i compiti a casa e poi valuteremo sulla base del rapporto della Troika ai primi di ottobre”. Una dichiarazione che potrebbe far pensare ad un approccio più soft col governo greco.

BCE, BOND E SPAGNA – “Mariano Rajoy si impegni subito per avere gli aiuti”: questo sembrava sostenere la Germania, con certa urgenza, nel mese di luglio. Forse perché ora che il Bundestag ha votato un pacchetto per le banche spagnole, non senza tensioni e lacerazioni nello stesso centrodestra di Merkel, lo scudo anti-spread non sembra più così urgente. Gli impegni sono duri, ma i vincoli sembrano alleggeriti.

Lo stesso Rajoy non è disposto ad impegnare il suo Paese in un calendario di riforme precise senza sapere, con anticipo, quali saranno le misure che la Bce è disposta ad affrontare sul mercato. Ma per saperlo dovrà aspettare il 6 settembre, giorno in cui Draghi svelerà i piani di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce. Acquisto a cui anche l’Italia potrebbe dover ricorrere.

MEMORANDUM O COMMISSARIAMENTO? – Il timore di Rajoy, timore che potrebbe essere anche italiano, è che il “Memorandum d’intesa” da firmare si rivelo un commissariamento del proprio paese. Ma una rassicurazione arriva da Bruxelles: nessun commissariamento, ma un documento “leggero” che metta nero su bianco il naturale proseguimento degli impegni nelle necessarie riforme che Italia e Spagna hanno già intrapreso.