Mucca pazza, l’Ue: “Malattia quasi sconfitta, restrizioni si alleggeriranno”

Pubblicato il 16 Luglio 2010 - 18:26 OLTRE 6 MESI FA

Dopo una battaglia di 20 anni contro il morbo della mucca pazza l’Unione europea ha un nuovo piano per i prossimi cinque anni, che porterà ad un alleggerimento delle misure restrittive in vigore. Potrebbero ritornare le farine animali, a strette condizioni, ma continuando a vietarle per i ruminanti. Inoltre si studia l’introduzione di una tolleranza sulla presenza accidentale di proteine animali nei mangimi vegetali. Il tutto però resta condizionato dalla presenza di un metodo di identificazione delle farine che stanno studiando in Belgio. – ”Stiamo ormai per sconfiggere la malattia dopo aver fatto tanti progressi nella lotta contro l’encefalopatia spongiforme bovina (Bse) – ha detto oggi il commissario europeo alla salute John Dalli” – ricordando come sono state determinati le misure restrittive introdotte dall’Ue.

“Ora però è giunto il momento – dice Dalli – di lanciare una nuova riflessione, su una seconda road map di misure da realizzare progressivamente dal 2010 al 2015, senza tuttavia mettere in discussione gli obiettivi fondamentali: ‘Sradicare la malattia e proteggere i cittadini”.

Dagli oltre 37mila casi di mucca pazza del 1992 in Europa, concentrati quasi tutti in Gran Bretagna, si è passati ai 67 del 2009, di cui 18 in Spagna, 11 in Inghilterra 10 in Francia, 9 in Irlanda, 8 in Portogallo, 4 in Polonia e due casi in Italia, al pari di Germania e Repubblica Ceca. Sono sei le aree su cui Bruxelles propone di aprire nei prossimi mesi il dibattito con Consiglio e Parlamento europeo.

Le altre novità sono sul bando di materiali a rischio: si tratta delle parti molli a rischio degli animali e per alcune si studia la possibilita’ di applicare standard internazionali sanitari sopprimendo quelli europei più rigorosi e non più necessari. Inoltre ora sono possibili solo test post-mortem per scoprire l’eventuale presenza del morbo della Bse, si stanno esaminando test ante-mortem per poter effettuare i test in numero elevato senza abbattere l’animale

Poi in caso di scoperta di un animale malato si abbattano tutti gli altri che hanno vissuto nelle sue stesse condizioni. In futuro, grazie ai nuovi studi, questo potrebbe essere evitato.