Muro di Salvini: con la Croazia non serve, ci pensa Kolinda con la sua polizia

di Caterina Galloni
Pubblicato il 17 Luglio 2019 - 06:15 OLTRE 6 MESI FA
Kolinda Grabar Kitarovic

La presidente croata Kolinda Grabar Kitarovic (foto Ansa)

ROMA – Il muro di 243 km che Salvini vuole costruire sul confine con la Slovenia, con la Croazia non serve. Ci pensano già loro, i croati, con la loro polizia, a fermare profughi e clandestini.

Dopo mesi di smentite ufficiali, la presidente della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic ha di fatto ammesso che la polizia del paese è coinvolta nei violenti respingimenti di migranti e richiedenti asilo fermati al confine. Che i croati non siano gente tenera lo confermano le vicende della guerra civile yugoslava anni ’90 e l’esperienza degli italiani dal ’45 a oggi. La brutalità della loro polizia è scolpita nella purtroppo ormai perduta memoria del Risorgimento italiano, in quella commovente poesia di Giuseppe Giusti (Sant’Ambrogio: Croati/ Messi qui nella vigna a far da pali: Difatto se ne stavano impalati, Come sogliono in faccia a’ Generali, / Co’ baffi di capecchio e con que’ musi,/ Davanti a Dio diritti come fusi….Schiavi gli spinge/ Per tenerci schiavi…come mandre a svernar nelle maremme).

A Milano, ancora oggi, i vecchi popolani per qualificare un poliziotto o un vigile efferato dicono che è un croato. Ora la conferma, ufficiale dell’uso della forza per fermare i migranti da parte della polizia croata. Questo perché per la migliaia di rifugiati bloccati in Bosnia la possibilità migliore è quella di di attraversare il confine con la Croazia e arrivare nell’Unione europea. Nell’ultimo anno ci sono state ripetute prove che la polizia ha usato la forza contro coloro che hanno attraversato il confine e poi li hanno scaricati in Bosnia. Kolinda Grabar-Kitarovic in un’intervista rilasciata alla televisione svizzera, ha detto di aver “parlato con il ministro dell’Interno, il capo della polizia e gli ufficiali sul campo”, i quali le hanno assicurato di “non aver fatto ricorso a un uso eccessivo di violenza”. Ma, ha aggiunto, è necessario “che si ricorra a un po’ di forza quando i migranti vengono respinti”. Lydia Gall, responsabile dell’area dei Balcani e dell’Europa dell’Est per Human Rights Watch, ha commentato:

“La negazione delle politiche abusive alle frontiere della Croazia da parte di Zagabria e delle istituzioni dell’UE non è più sostenibile. Centinaia, se non migliaia, di migranti e richiedenti asilo sono stati maltrattati dai funzionari alla frontiera croata e meritano riparazione e giustizia”. L’anno scorso nelle città di frontiera bosniache di Velika Kladuša e Bihać, The Guardian ha parlato con decine di uomini che hanno dichiarato di essere stati vittime di violenza da parte della polizia croata. Spesso venivano fermati nel territorio croato e respinti al confine. Donne e bambini hanno dichiarato che in generale non sono stati aggrediti fisicamente, sebbene ci fossero alcune eccezioni.

Molti hanno dichiarato che la polizia ha distrutto i loro telefoni e rubato i soldi prima di riportarli al confine tra Bosnia e Croazia e scaricarli dall’altra parte. Ogni singola storia è difficile da verificare ma il numero di testimonianze raccolte dai giornalisti e dai gruppi in difesa dei diritti, indica uno schema di violenza sistematica e respingimenti illegali. Nelle due città bosniache ci sono più di 5.000 persone che vivono in strutture di fortuna senza servizi adeguati e sperano di raggiungere l’UE. Nel 2018, il ministro degli interni croato in una dichiarazione aveva accusato i migranti di portare armi e autoinfliggersi delle ferite. Il ministero aveva affermato che le forze di polizia croate hanno sempre rispettato “i diritti fondamentali e la dignità dei migranti”. Human Rights Watch ha sostenuto che in un incontro, a maggio, con il ministero degli interni, il segretario di stato aveva asserito che i migranti hanno denunciato le violenze e ipotizzato che gli attivisti fingevano di essere agenti di polizia croati. La Croazia sta cercando di entrare nella zona Schengen ed è ansiosa di presentarsi come guardiano affidabile della frontiera esterna dell’UE. L’anno scorso, il ministro degli Interni, Davor Božinović, ha detto che la Croazia “in questa parte dell’Europa ha la più forte polizia di frontiera”.