Nicolas Sarkozy in stato d’accusa per corruzione. Ma torna in libertà

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Luglio 2014 - 08:16 OLTRE 6 MESI FA
Nicolas Sarkozy messo in stato d'accusa: corruzione e traffico d'influenze

Nicolas Sarkozy messo in stato d’accusa: corruzione e traffico d’influenze

PARIGI – Prima quindici ore di fermo, poi la formale messa in stato di accusa. Infine il rilascio, in piena notte. Si complica la posizione dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy che si è visto notificare pesanti accuse da un giudice istruttore di Parigi per corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio, ma senza alcun provvedimento restrittivo.

Le accuse nei confronti dell’ex presidente arrivano dalla Procura nazionale per i reati finanziari, che ha chiesto e ottenuto il provvedimento, adottato nella notte tra l’1 e il 2 luglio.

Il fermo, scattato martedì mattina alle 8, è durato fin quasi alla mezzanotte, ora in cui Sarkozy è stato portato dagli uffici della polizia di Nanterre a quelli del pool finanziario di Parigi. Dopo la notifica dell’apertura dell’inchiesta, Sarkozy è rientrato a casa sulla stessa auto che lo aveva accompagnato ieri a Nanterre.

La Procura nazionale per i reati finanziari scrive in un comunicato che

“a seguito del loro fermo, Nicolas Sarkozy, Gilbert Azibert (giudice di Cassazione, n.d.r.) e Thierry Herzog (avvocato dell’ex presidente, n.d.r.) sono stati presentati ai due magistrati istruttori incaricati dell’indagine aperta il 26 febbraio 2014 per le accuse di traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio. Conformemente alle richieste della procura, sono stati messi sotto accusa”.

Nicolas Sarkozy  è accusato di ricettazione della violazione del segreto professionale (la ricettazione indica la disponibilità di un oggetto proveniente da reato, in questo caso le informazioni sulle inchieste, n.d.r.), corruzione attiva di un giudice e traffico di influenze attivo. Rischia fino a 10 anni di carcere, i vertici dell’UMP hanno smesso di difenderlo.

La stessa sorte è toccata pochi minuti prima di lui all’avvocato di fiducia, Thierry Herzog, e al magistrato di Cassazione, Gilbert Azibert. Il primo è accusato di violazione del segreto professionale, ricettazione della violazione del segreto professionale, corruzione attiva e traffico di influenze attivo. Mentre per il giudice Azibert, l’ipotesi a suo carico è di ricettazione della violazione del segreto professionale, traffico di influenze passivo e corruzione passiva. Non indagato e rimesso in libertà il secondo magistrato coinvolto, Patrick Sassoust.

La corruzione in atti giudiziari e la violazione del segreto istruttorio sono reati passibili di pene fino a 10 anni di carcere. Accuse gravissime anche se tutte ancora da dimostrare, come afferma la difesa degli imputati, che punta soprattutto sulla illegalità delle intercettazioni.

Particolarmente controverse quelle effettuate sui colloqui fra un indagato (Sarkozy) e il suo avvocato (Herzog), o di quest’ultimo con i suoi colleghi. L’UMP, il partito di destra del quale Sarkozy avrebbe ripreso il controllo come prima tappa verso la ricandidatura, in un primo momento ha provato a difendere l’ex presidente ma in modo piuttosto tiepido. Con il passare delle ore, i leader si sono defilati e l’atteggiamento si è fatto piuttosto attendista.

Nel dettaglio, secondo i giudici, Sarkozy avrebbe approfittato della sua posizione per ottenere da Azibert delle informazioni riservate relative a indagini nei suoi confronti. In cambio si sarebbe impegnato a favorire indirettamente la nomina del magistrato a una posizione di maggior prestigio. Nomina che, però, non si è concretizzata.

Il reato di “traffico di influenze” è tipico del diritto francese, dove è stato introdotto già alla fine dell’Ottocento, ma è estraneo alla tradizione italiana. E’ stato inserito nel nostro codice penale solo nel 2012, all’articolo 346 bis, a seguito dell’adesione dell’Italia a convenzioni internazionali dell’Onu e del Consiglio d’Europa. Il “traffico di influenze” consiste nella mediazione illecita volta al compimento di atti contrari al dovere d’ufficio di un pubblico ufficiale.

La vicenda nasce da una serie di telefonate intercettate proprio tra Sarkozy e il giudice di Cassazione. I due parlavano di argomenti ben precisi: le agende, contenenti i segreti di tre inchieste che bruciavano. In una delle tre, quella relativa al caso Bettencourt  è arrivata nel frattempo l’archiviazione. Sarkozy voleva sapere, e per questo telefonava più volte al giorno, cosa stava decidendo la Cassazione, alla quale si era rivolto per farle secretare.