Olanda, domani al voto tra l’obamiano Cohen e il “lib-dem” Rutte

Pubblicato il 8 Giugno 2010 - 20:56 OLTRE 6 MESI FA

Mark Rutte

Il “Nick Clegg d’Olanda” si avvia a vincere sul “Barack Obama dei Paesi Bassi”: il giovane rampante leader dei liberali, Mark Rutte, e il laburista difensore dei diritti di gay e immigrati, Job Cohen (“Yes We Cohen” il suo slogan), si contendono i voti degli ultimi indecisi, mentre i sondaggi prevedono nelle elezioni legislative di domani una storica vittoria dei liberali, che tornerebbero così al potere in Olanda dopo 100 anni.

E in un Paese distratto dai Mondiali di calcio, gli ultimi confronti tra i candidati sono su Twitter. Secondo gli ultimi dati, solo un 20 per cento degli olandesi ancora non sa per chi votare domani. La maggior parte degli altri, in buona parte giovani, è invece già stata stregata da Rutte e dalla sua politica economica senza mezze misure: si taglia, parecchio e in fretta, per tornare a garantire la stabilità.

Il Nick Clegg arancione (colore simbolo della dinastia d’Orange e quindi dell’Olanda) non ama i paragoni con i suoi colleghi europei: “Sono molto diverso dai liberali britannici, anche se siamo della stessa famiglia”, spiega al termine di un confronto all’ università di Rotterdam.

La sua ricetta a base di tagli alla spesa pubblica, rigidi tanto quanto le misure per affrontare l’immigrazione, piace ai giovani tra i 18 e i 29 anni, oggetto di un sondaggio dell’ università di Amsterdam. Il liberale Vvd risulta il loro partito preferito, e il suo leader Rutte è considerato il candidato più adatto a diventare premier. Nonostante non abbia mai speso una parola per i giovani.

Il fatto è che anche per studenti e giovani lavoratori, l’economia è diventata un’ossessione, e lo stimolo alla crescita è un mantra. Per questo la soluzione liberale, con tempi record per il risanamento dei conti pubblici – “in quattro anni si torna a un livello sostenibile di deficit”, ha detto Rutte -, piace a tutte le età.

E poi la politica liberale non delude nemmeno su temi come l’immigrazione, dove finora il leader del partito xenofobo, Geert Wilders, aveva l’esclusiva, proponendo soluzioni estreme, come lo stop agli ingressi e il divieto di moschee e velo islamico.

Rutte non è così a destra, ma ha la stessa risolutezza quando afferma di voler combattere “la crisi dell’ immigrazione” con il modello danese: ovvero, più integrazione e meno ingressi.

Di tutt’altre vedute il laburista Cohen, l’ebreo amato dai musulmani, che oggi è dato per secondo nei sondaggi con 30 seggi su 150 (ai liberali le previsioni ne assegnano 36 e ai cristiano-democratici 25). “Dobbiamo mettere al sicuro gli stipendi dei meno abbienti e fare in modo che si viva insieme e in armonia”, ha detto camminando per le strade di Rotterdam, circondato da immigrati che lo baciavano. In uno dei suoi manifesti dice: “Tutti contano”.

Ma anche se la vittoria dei liberali sembra sempre più probabile, è difficile prevedere la composizione del futuro Parlamento. Rutte non avrà i numeri per governare da solo e, come da tradizione olandese, dovrà formare una coalizione. Al momento si tiene aperte tutte le porte, e i laburisti cercano di screditarlo accusandolo di voler andare a braccetto con lo xenofobo Wilders. Anche se Rutte sembra escludere l’ipotesi: “E’ difficile collaborare con lui sull’economia, ha idee troppo simili ai socialisti”, taglia corto.

Intanto, mentre sulle prime pagine dei quotidiani olandesi la politica lascia il posto agli allenamenti della nazionale arancione per i Mondiali, gli ultimi confronti tra i candidati sono su Twitter. L’Olanda, che vanta uno dei primi posti in Europa in quanto ad uso delle nuove tecnologie, è il primo Stato dove gli sfidanti alle elezioni hanno discusso e risposto alle domande degli elettori tramite il network di micro-blogging. E il confronto è stato talmente seguito che le elezioni nel piccolo Paese sono entrate ieri nella top 10 degli argomenti più popolari del social network.