Ostia per celiaci? Vaticano dice no. Ci vuole il glutine, vino genuino e pane fresco

di redazione Blitz
Pubblicato il 12 Luglio 2017 - 05:58 OLTRE 6 MESI FA
Ostia per celiaci? Vaticano dice no. Ci vuole il glutine, vino genuino e pane fresco

Foto Ansa

CITTA’ DEL VATICANO – Attenzione al pane e al vino che vengono utilizzati a Messa: il Vaticano ha deciso di porre fine agli abusi e alle scelte fai-da-te da parte di vescovi e sacerdoti. Per questo il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il cardinale Robert Sarah, ha scritto a tutti i vescovi chiedendo maggiore attenzione in materia e possibilmente l’avvio di percorsi che portino ad una sorta di certificazione affinché il pane e vino da messa siano ‘doc’.

Occorre controllare la provenienza e la qualità del pane e vino utilizzati nella messa, l’onestà di chi li produce e il loro trattamento nei luoghi di vendita. Evitare dunque che nei supermercati finiscano alla buona negli scaffali magari con tanto di offerte speciali. Le indicazioni del cardinal Sarah sono state redatte su “incarico del Santo Padre Francesco”.

Il problema nasce dal fatto che, se finora il compito di confezionare le ostie e il vino per la messa era affidato alle comunità religiose, soprattutto alle suore di clausura, “oggi questi si vendono anche nei supermercati, in altri negozi e tramite internet”. E allora il cardinale dà precise disposizioni ai vescovi di “dare indicazioni in merito, ad esempio garantendo la materia eucaristica mediante appositi certificati”.

Poi nella lettera si ricordano le disposizioni stabilite per la confezione delle ostie: deve essere pane azzimo, “esclusivamente di frumento e preparato di recente”. Non è ammessa l’aggiunta di zucchero, frutta o miele. Come anche non sono ammesse le ostie “completamente” prive di glutine. Sì invece alla “materia eucaristica confezionata con organismi geneticamente modificati”. Per il vino si raccomanda che “sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto”.

Un tempo a preparare il vino e le ostie per la messa erano quasi esclusivamente le suore. Ma oggi, per la mancanza di vocazioni, questa attività è svolta anche da altri. Ci sono poi anche scelte ‘al contrario’: conventi che abbandonano la produzione di ostie perché diminuiscono le richieste con il calo dei cattolici praticanti. E’ il caso, per esempio, delle monache carmelitane di Sens, in Francia, che producevano appunto ostie ma poi, per affrontare le sempre più crescenti spese di manutenzione e restauro del loro storico convento, hanno scelto un’attività più redditizia: la produzione di birra.