I poveri spagnoli condannano il re, ai ricchi tedeschi piace la contessa

Pubblicato il 19 Aprile 2012 - 09:56 OLTRE 6 MESI FA

MADRID – Il povero spagnolo in crisi sbraita contro i Borbone, il tedesco a pancia piena con il paese che continua a correre sogna aristocratiche scalate dinastiche. Il bonos in difficoltà chiama pulsioni anti-monarchiche, il bund trionfante reca le insegne di un’Alemannia Felix. Il fatto che un settanticinquenne, sia pur di sangue blu, si sia rotto un’anca dovrebbe preoccupare non poco, specie una nazione come la Spagna dove la monarchia è più di un’istituzione. Ma la crisi morde e lo spettacolo del vecchio re Juan Carlos che se ne va in giro a fare safari con amante tedesca al seguito (il pedigree però è inappuntabile), a spese di un affarista siriano intimo della corte saudita, è troppo per un popolo rassegnato a tirare la cinghia non si sa per quanti anni. La stampa lo ha messo in croce, le bravate in Botswana sono intollerabili, il momento è grave e il re non dà prova di responsabilità.

Ma le disavventure sentimentali e non dei reali d’Europa sono un argomento imprescindibile dei rotocalchi, dai Windsor in giù anche un fondoschiena di un certo rilievo come quello issato sui tacchi di Pippa sorella di Kate fa più titolo di una crisi internazionale. Dicevamo la crisi e il bisogno di austerità: in Germania vale l’opposto, qui il Paese cresce, anzi corre, e ha bisogno di sognare anche per interposta contessa.

Infatti, ai tedeschi, fornitori ufficiali di teste coronate in giro per la vecchia Europa, non è sfuggito il salto di carriera della contessina Sayn-Wittgenstein. Per la relazione della bella quarantasettenne con l’attempato monarca playboy il settimanale Bild l’ha promossa principessa. Un tuffo nel passato glorioso quando i Sayn und Wittgenstein in Hohenstein furono ammessi al collegio dei principi all’inizio dell’Ottocento con i titoli di von Sayn und Wittgenstein zu Wittgenstein con voto alla dieta nel banco dei conti di Wetterau.

Confrontato con il desiderio di cilicio spagnolo stupisce la joie de vivre molto poco teutonica con cui i tedeschi bypassano allegramente opportunità politica, senso dello stato, decenza reale. Da Madrid invece lo strappo all’etichetta assume il tono penitente di una visita al confessionale. “Mi spiace molto, ho fatto un errore, non si ripeterà”. Le scuse pubbliche di Juan Carlos di Borbone sono un anticipo di risarcimento. Poggiato sulle stampelle, lo sguardo carico di pentimento, il volto contrito, il re ha parlato ai microfoni della tv pubblica Tve. Forse sarebbe stata provvidenziale una leggera balbuzie, oggi vanno di moda, sono più accettabili i sovrani con qualche difetto di fabbrica. Juan Carlos ha così chiesto scusa per la “frivola” battuta di caccia all’elefante in Botswana. Nonostante il premier Mariano Rajoy lo definisca “il miglior ambasciatore del paese”, i quotidiani spagnoli ne chiedono addirittura l’abdicazione, roba che nemmeno dopo la fine di Franco qualcuno si alzò a chieder conto di alcunché .

La furia dei “sudditi” spagnoli non sarà facile da placare. La vacanza del re Juan Carlos è costata 35 mila euro, lo stipendio annuo di due operai spagnoli, sempre che con la disoccupazione dilagante i due ipotetici operai non facciano parte dei 1.250 licenziati ogni giorno. E se il re provasse a giustificarsi spiegando che la vacanza non è stata lui a pagarla, la situazione non migliorerebbe.

Già, perché il safari del re è stato pagato dal milionario siriano Mohamed Eyad Kayali, vicino alla famiglia saudita. Un regalo che arriva proprio mentre il real genero Inaki Urdangarin è accusato di corruzione e di appropriazione di 15 milioni di euro del denaro pubblico. Un brutto affare aggravato dal fatto che Urdangarin, secondo la stampa spagnola, in tre mail del 2007 si sarebbe vantato dell’appoggio del re Juan Carlos in alcune iniziative fra sport e affari.

Come in ogni fiaba reale che si rispetti, la presenza della misteriosa contessa Corinna ha aggiunto la spezia necessaria a condire un romanzo d’appendice di sicuro successo”. Che Juan Carlos, 74 anni, fosse un latin lover non è un segreto per nessuno, ma una Sissi, per dire, non avrebbe mai partecipato a una sanguinaria e politicamente scorretta battuta di caccia. Ve la vedete mentre insegue, punta e abbatte un elefantino Dumbo. E tra crisi, vacanze pagate se non losche da opache figure e presentimenti dell’ennesima infedeltà alla sua regina, la posizione di Juan Carlos sembra compromessa. Una voce allora inizia a risuonare nel “reame”: che il re decida di abdicare il trono a favore del figlio Felipe, 44 anni, mentre la sinistra repubblicana già chiede con forza un cambio di sistema ed il passaggio alla Terza Repubblica.

Se il Partido Popular del premier Mariano Rajoy ha detto che ”il popolo spagnolo aspettava e auspicava” le scuse del re, il Psoe ha sottolineato che Juan Carlos ”ha fatto bene a scusarsi”. L’entusiasmo, alle reali scuse, del quotidiano monarchico Abc stona allora con clima generale: “‘Così la Corona parla al suo popolo, con una naturalezza disarmante”. E mentre Abc rincara scrivendo che “il Re è tornato più Re che mai, guardando negli occhi gli spagnoli”, il quotidiano El Mundo ricorda sul suo sito online che “i re abdicano”: “Il Re ha reso un grande servizio a questo paese per diversi decenni. Dopo la figuraccia in Botswana, ha chiesto scusa, e ha fatto bene. Ma ora quello che deve fare è cedere la corona a Felipe VI se vuole che la Spagna continui ad essere una monarchia nei prossimi decenni”.