Elezioni legislative: Regno Unito con il fiato sospeso. Domani la scelta: Londra dirà addio al bipolarismo?

Pubblicato il 5 Maggio 2010 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA

È tutto pronto in Gran Bretagna per la grande sfida elettorale che si terrà domani. Le legislative del 6 maggio giungono dopo 13 anni di governo laburista in cui il Paese sembra pronto al cambiamento ma quale sarà l’esito elettorale ancora non è chiaro. Vittoria risicata dei Conservatori o governo di coalizione? Qualunque sia il risultato delle urne, le previsioni della vigilia indicano che, dopo le elezioni di giovedì, il Regno Unito potrebbe dare l’addio al “bipolarismo perfetto” che ha segnato la sua storia.

Il nuovo Parlamento potrebbe rimanere sospeso, senza una maggioranza chiara favorendo la nascita di un governo di minoranza o di coalizione. Tre gli scenari possibili stando ai sondaggi: nel primo caso, i Conservatori di David Cameron ottengono una maggioranza di pochi seggi, oppure formano un esecutivo di minoranza. La seconda e la terza ipotesi vedono la nascita di coalizioni: quella, improbabile, fra i Tories e i Liberaldemocratici di Nick Clegg, o quella tra questi ultimi e i Laburisti dell’attuale premier Gordon Brown.

Dubbi anche su chi sarà il nuovo premier. Stando ai sondaggi i conservatori di Cameron godono di un ampio consenso popolare. Tuttavia in molti ritengono che questo non si tradurrà necessariamente in un maggioranza dei seggi Tory alla Camera dei Comuni, a causa di un sistema elettorale come quello britannico che punta a garantire la stabilità a discapito della rappresentatività.

La frammentazione dell’elettorato britannico non si è mai rispecchiata fedelmente nella ripartizione dei seggi alla Camera dei Comuni. Il sistema elettorale uninominale a turno unico garantisce la vittoria a chi si piazza primo in un collegio, anche con la maggioranza relativa. Il destino politico del Paese sarà determinato quindi dalla battaglia in alcuni collegi-chiave. Finora, i più penalizzati dal sistema, che vede una classica lotta tra Conservatori e Laburisti, sono stati i Liberaldemocratici. Con la revisione della mappa dei collegi, il numero dei seggi è passato da 646 a 650.

Tradizionalmente, il Nord industriale dell’Inghilterra, la Scozia e il Galles votano per i Laburisti, mentre il Sud resta fedele ai Conservatori. I Liberaldemocratici hanno una ventina di bastioni ritenuti inespugnabili, ma non omogenei dal punto di vista geografico. I collegi in bilico sono oltre un centinaio, oggi quasi tutti in mano ai laburisti. Molti, specie nelle regioni operaie dell’Inghilterra centrale, potrebbero passare ai LibDem, che in campagna elettorale si sono mostrati più sensibili ad alcuni temi cari alla sinistra. Ma assai più numerosi sono i seggi destinati a passare dal Labour alla destra conservatrice.

Sicuramente il nuovo premier britannico dovrà adeguare la politica del Regno Unito ai mezzi reali di cui dispone. Attualmente la Gran Bretagna deve affrontare una crisi senza precedenti con un debito pubblico di 170 miliardi di sterline pari all’11 per cento del Pil. Tutti e tre i candidati alle consultazioni sono stati criticati dall’Institute for Fiscal Policy per non essere stati chiari circa le misure precise che intenderanno, se eletti, adottare per far fronte alla crisi.