La strage dei posti di lavoro, altro buco nelle banche europee

Pubblicato il 2 Aprile 2012 - 16:50 OLTRE 6 MESI FA

euroROMA – La strage dei posti di lavoro: nei 27 paesi dell’Unione Europea i disoccupati ufficiali sono 24 milioni e mezzo. Senza contare chi un lavoro neanche lo cerca più perché dispera di trovarlo. Nell’area euro i disoccupati sono 17 milioni, in percentuale il 10, 8 per cento. In Italia si sono persi solo nel mese di febbraio 335mila posti, la percentuale dei disoccupati è al 9,3 per cento. Senza contare i “cassa integrati” ancora conteggiati come lavoratori di un posto di lavoro che non c’è più. Drammatica la strage del lavoro per giovani e donne, più che strage sembra genocidio: 31,9 per cento di disoccupati tra i giovani, 49,2 per cento tra le donne al Sud.

Non c’è lavoro e non si vede quale comparto aziendale possa crearlo: le aziende non ottengono credito dal sistema bancario se non a rigidissime condizioni. Banche europee per le quali si profila altro “buco” di bilancio. Morgan Stanley lo calcola a 200 miliardi. Stima forse pessimistica ma resta l’incredibile circostanza che si possa parlare ancora di “buco” nel sistema bancario dopo che la Bce ha inondato con mille miliardi di prestiti all’un per cento proprio le banche europee. Arranca la Spagna nella riduzione del deficit, fatica l’Olanda nel pareggio di bilancio. Ufficialmente in recessione almeno per tutto il 2012 è l’Italia. La Francia per ora non tira la cinghia perché si vota a maggio per le presidenziali. Ma, chiunque vinca a  Parigi, sarà per i francesi un’estate di conti amari. La Grecia non ce la fa a rispettare i patti. Il Portogallo è appeso ad un filo. La stessa macchina produttiva tedesca rallenta per il calo delle esportazioni sul continente. Cameron in Gran Bretagna taglia e ritaglia la spesa sociale. E, fuori d’Europa, Obama ritrova un po’ di occupazione in più ma gli Usa marciano verso un debito pubblico percentualmente vicino ai livelli dell’Europa meridionale. Frena l’economia cinese, frena anche se ancora corre.

Trovare da lavorare e da vivere ad un’intera generazione e insieme impedire che la paura di un debito pubblico non più onorato dai debitori prima terrorizzi e poi blocchi il sistema del credito: l’Europa, i suoi governi e i suoi popoli devono cambiare le ruote ad un treno in corsa. Treno che finora non deraglia ma treno che sta già stritolando e travolgendo milioni di vite in carne e ossa, uomini e donne che credevano di viaggiare su un convoglio sicuro e che ora sono aggrappati ai finestrini. Se non risana il debito l’Europa fallisce, con trenta milioni di disoccupati l’Europa muta in qualcosa d’altro da se stessa, in qualcosa di peggio, in qualcosa di brutto.