Terre rare: Ue, Usa e Giappone contro la Cina

BRUXELLES, 13 MAR – Computer, schermi video, telefonini, apparecchi fotografici, fibre ottiche, marmitte catalitiche e tante altre cosa ancora: e' un mercato globale da centinaia di miliardi di euro – con relative fabbriche e lavoratori – quello che sta dietro alla guerra commerciale apertasi tra Ue, Usa e Giappone da una parte e Cina dall'altra con la 'denuncia' presentata oggi contro Pechino all'Organizzazione mondiale del commercio di Ginevra.

L'accusa rivolta ai cinesi, contro i quali e' sceso direttamente in campo anche il presidente americano Barack Obama, e' precisa: Pechino sta chiaramente violando le regole limitando artificiosamente le esportazioni dei 17 minerali cosiddetti 'terre rare' (indispensabili per le produzioni hi-tech). Una politica cha causa miliardi di euro di danni alle industrie non cinesi operanti in questo settore e penalizza i consumatori.

Un problema direttamente legato alla globalizzazione e talmente rilevante che, per la prima volta, Ue, Usa e Giappone hanno unito le forze nella speranza di costringere la Cina a cambiare linea dopo aver constatato che Pechino non ha la minima intenzione di rispettare la decisione con la quale il Wto ha recentemente bocciato analoghe misure protezionistiche adottate su altre materie prime. ''Lavoreremo tutti i giorni per far si' che i lavoratori e le imprese americane abbiano le giuste opportunita' nell'economia globale'', ha detto oggi Obama annunciando il ricorso al Wto.

''Le restrizioni applicate dalla Cina all'export di terre rare e altri materiali violano le regole sul commercio internazionale e devono essere rimosse'', ha osservato dal canto suo commissario Ue al commercio Karel De Gucht. Le misure cinesi hanno finora portato i prezzi dei minerali destinati all'export a essere il doppio, e in alcuni casi anche il triplo o il quadruplo, rispetto a quelli utilizzati dalle imprese operanti in Cina. Una politica che ovviamente favorisce anche il fenomeno della delocalizzazione dall'Occidente verso la Cina di attivita' produttive. Per il 2012 le quote destinate all'export sono state ancora ridotte: 30 mila tonnellate contro una domanda stimata in 50-60 mila tonnellate. E questo a fronte di una situazione di quasi monopolio da parte della Cina che detiene il 35% delle riserve sfruttabili di 'terre rare' ma controlla ben il 97% del mercato mondiale.

Pechino finora si e' difesa giustificando la sua politica con la volonta' di salvaguardare l'ambiente, cioe' il territorio, da uno sfruttamento eccessivo. Ma, secondo Bruxelles, finora non ha dimostrato che la sua politica abbia contribuito a conservare le risorse, ridurre l'inquinamento o migliorare la salute pubblica. Ora le parti avranno 60 giorni per trovare una soluzione 'amichevole'. Altrimenti sul caso dovra' pronunciarsi direttamente il Wto, il quale potrebbe arrivare anche a imporre sanzioni contro Pechino.

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