L’Ucraina di nuovo sulla strada dell’autoritarismo? La Timoshenko ha fallito

Pubblicato il 12 Luglio 2011 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA

Yulia Tymoshenko (Ap/Lapresse)

KIEV – Nell’autunno 2004 era stata uno dei volti noti della Rivoluzione Arancione. Insieme a Viktor Yushenko, l’alleato di allora, Julia Timoshenko aveva alimentato le speranze dell’Ucraina per una maggiore democrazia e per una più grande indipendenza nei confronti della Russia. La Timoshenko, con la sua inconfondibile corona di capelli, e con il suo piglio da pasionaria, si era meritata il soprannome di Giovanna d’Arco dell’est. Oggi, sette anni dopo quel momento, quando sembrava che si stesse girando una pagina di storia, molte cose sono cambiate. La rivoluzione arancione non solo non ha mantenuto le sue promesse.

A causa dei dissidi interni, specialmente tra Yushenko e la Timoshenko, il governo pro-europeo ha avuto un bilancio fallimentare, che ha portato nel 2010 alla spettacolare rivincita del rivale del 2004, Viktor Yanukovich, sostenuto dalla Russia. Pochi mesi dopo la vittoria di Yanukovich, la Yushenko è stata messa sotto inchiesta dalla procura di Kiev per abuso di potere.

In molti temono che si tratti di una politica di repressione del governo di Yanukovich, che vorrebbe azzerare le acquisizioni democratiche della rivoluzione arancione. Molti fattori fanno credere ad una degradazione democratica. Negli ultimi mesi, i media si sono lamentati di crescenti pressioni perché si adeguino alla linea ufficiale.

Ad ottobre si sono tenute delle elezioni locali, concluse con la vittoria del partito al potere, ampiamente criticate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Una legge ha recentemente assegnato maggiori poteri nella mani del presidente della repubblica. Inoltre, in questo momento, insieme alla Yushenko, una dozzina di esponenti dell’opposizione sono imputati in diversi processi.

La congiuntura politica in Ucraina desta la preoccupazione dei governi di Europa e Stati Uniti. Ci si interroga sul rischio di una deriva autoritaria del paese, che solo fino a qualche anno fa sembrava poter essere un esempio di progresso democratico in Europa dell’Est. Qualche mese fa, il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ufficialmente ricordato al governo ucraino dell’«importanza di evitare ogni persecuzione selettiva dei membri dell’opposizione.»

A Bruxelles si discute della maniera di spingere Kiev sulla strada di una maggiore apertura. Da quando Yanukovich è tornato al potere, ha riannodato le relazioni con la Russia, deterioratesi durante il governo Timoshenko-Yushenko. Tra i risultati di questo nuovo corso, c’è un accordo privilegiato sul gas, e la decisione che la flotta russa di stanza nel Mar Nero resterà al suo posto fino al 2042, contrariamente a quanto deciso nella precedente legislatura.

Nonostante la nuova partnership rafforzata, la richiesta di Mosca che l’Ucraina integri un’unione doganale guidata dalla Russia non ha trovato Yushenko ben disposto. Kiev sta infatti spingengo con forza per delle negoziazioni con Bruxelles sulla partecipazione del paese alla zona di libero scambio europeo, creando molti malumori nel potente vicino orientale.

Le trattative dell’Unione Europea con l’Ucraina hanno suscitato le critiche di diversi analisti, europei ed ucraini, che sostengono che l’Europa non dovrebbe limitarsi alle contrattazioni commerciali e che l’integrazione di un paese nello spazio economico dovrebbe richiedere una stretta aderenza ai principi democratici e di stato di diritto richiesti dall’Unione.