Ucraina, Mosca: “Se Nato interviene reagiamo”. Mogherini: “Putin solo: colpa sua”

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 2 Settembre 2014 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Ucraina: "Con Russia è guerra". Nato minaccia. Mosca: "Se interverrà reagiremo"

(Foto Lapresse)

ROMA – “Guerra”: ormai tra Ucraina e Russia non si parla più di crisi. La Nato annuncia di voler intervenire, Mosca replica che, se così sarà, risponderà con un “adeguamento della dottrina militare”. E la ministra degli Esteri italiana Federica Mogherini, fresca di nomina ad Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea e accusata nei mesi scorsi di essere troppo morbida con Putin, attacca la politica del Cremlino: “Ormai non esiste più un partenariato strategico con la Russia, la Federazione è isolata, e questo per colpa di Mosca”.

La presa di posizione di Mogherini è arrivata dopo le parole di Mikhail Popov, vicesegretario del Consiglio di sicurezza russo: “Tutto dimostra la volontà delle autorità degli Stati Uniti e della Nato di proseguire nella loro politica di deterioramento delle relazioni con la Russia. Il fatto che le infrastrutture militari dei membri Nato si stiano avvicinando ai nostri confini e che si stiano ampliando rappresenterà una delle minacce per la Federazione russa”.

Invano il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, chiede di frenare l’escalation militare: Unione Europea e Stati Uniti non sembrano sentirlo. L’Occidente inasprisce le sanzioni, Berlino parla di “fine di rapporti tra Ue e Federazione Russa”. Bruxelles paragona sempre più la situazione attuale a quella alla vigilia della seconda guerra mondiale, mentre il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, cerca di imboccare la via diplomatica. Lo stesso Putin chiede negoziati con Kiev e parla di instaurare una sorta di “Stato cuscinetto” tra i due Paesi.

L’Occidente trema, pensando che lo stesso destino possa essere seguito dalla Transnistria, come hanno già fatto, nel 2008, Abzkhazia e Ossezia del Sud. Ma a temere sono anche i Paesi baltici, gli stessi tanto vicini alla Nato.

Intanto Luhansk e Donetsk, nell’Ucraina orientale, sono sempre più in mano ai filorussi, che puntano soprattutto alla conquista dell’aeroporto. Lo scontro è tra i parà ucraini e i carri armati russi, almeno questo è quel che risulta a chi è nel Donbass, dal momento che la zona è per lo più off limits anche ai giornalisti.

Le truppe russe avanzano ad ovest, in Ucraina orientale, ma a sud, in Kazakhstan, il presidente-sovrano Nursultan Nazarbaev mette le mani avanti e annuncia che Astana potrebbe uscire dall’Unione Euroasiatica tanto voluta da Mosca.

A far vacillare Nazarbaev, uno dei pochi amici non russi rimasti al leader del Cremlino, è stata la frase a lui rivolta da Putin sul fatto di aver costruito uno Stato “laddove non è mai esistito”. Certo, perché il Kazakhstan ha avuto un riconoscimento internazionale solo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Una storia simile a quella dell’Ucraina, ma non certo uguale.

La Russia di Mosca è nata a Kiev, questo Putin e la maggior parte dei russi non lo dimentica. Ucraino vuol dire russo, nella Federazione gli ucraini sono considerati fratelli. Fratelli divisi: ad est i filoeuropei di Petro Poroshenko, da sempre vicino a Washington e sostenuto dalla Casa Bianca, ora sono asserragliati a Mariupol, porto sul Mar d’Azov, strategico, quasi quanto Sebastopoli, la roccaforte russa sul Mar Nero che ora è tornata a Mosca.

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