Brevetto Ue: Roma e Madrid contro tutti nel no al trilinguismo

Pubblicato il 8 Dicembre 2010 - 20:15| Aggiornato il 9 Dicembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

E’ scontro aperto sul regime linguistico del brevetto dell’Unione europea: da una parte Italia e Spagna, dall’altra dieci Paesi Ue guidati da Francia e Germania.

Roma e Madrid non accettano di essere escluse, attraverso l’adozione del meccanismo della cooperazione rafforzata, da un accordo che apre la strada al trilinguismo angolo-franco-tedesco. Per questo chiedono che la questione sia discussa al vertice Ue in agenda il 16 e 17 dicembre prossimi a Bruxelles.

Contro la decisione che porterebbe di fatto a dei brevetti in cui l’italiano è escluso è stato anche il ministro degli Esteri Franco Frattini. A far salire la tensione è stata oggi la lettera con cui i dieci Paesi hanno chiesto ufficialmente alla Commissione di imboccare la strada della cooperazione rafforzata per chiudere una partita che si trascina da dieci anni. Ma soprattutto per superare l’opposizione di Italia e Spagna, entrambe contrarie alla nascente normativa che giudicano sostanzialmente inaccettabile e discriminatoria.

Davanti alla prospettiva delle ‘due velocità’, il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, e il premier spagnolo, José Luis Zapatero, hanno scritto ai loro colleghi europei esprimendo la loro netta contrarietà alla cooperazione rafforzata. Uno strumento che – si legge nella lettera – deve restare un ”meccanismo eccezionale” e che ”in nessuna circostanza deve essere utilizzato per escludere degli Stati membri disposti a negoziare”.

A chiedere il ricorso alla clausola introdotta dal trattato di Lisbona per consentire, in determinati casi, a un gruppo ristretto di Paesi (almeno nove) di procedere più rapidamente di altri sulla strada dell’integrazione sono stati, insieme a Francia e Germania, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Slovenia e Svezia.

”Perché oggi – si legge in una nota firmata da tre ministri di Parigi – registrare un brevetto in Europa costa 10 volte più che negli Usa”. Una situazione non più sostenibile. La Gran Bretagna, in un primo tempo gran promotrice dell’iniziativa, all’ultimo momento si è tirata indietro per problemi di giurisdizione. A Londra non piace l’idea che la Corte di giustizia europea acquisisca anche competenza in materia di brevetto Ue.

Ora l’attenzione è puntata su venerdì prossimo, quando il Consiglio competitività dell’Unione tornerà a riunirsi a Bruxelles e il commissario per il mercato unico Michel Barnier metterà la questione sul tavolo. Per l’Italia, al posto del dimissionario Andrea Ronchi, ci sarà il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica.

Se ancora una volta sarà constatata ‘formalmente’ la mancanza del consenso necessario per procedere all’unanimità all’adozione del regolamento sul brevetto unico Ue, il commissario proporrà di dare il via alla cooperazione rafforzata su questo specifico argomento.

Una prima assoluta nel campo del mercato unico, la seconda tenendo invece conto di quella avviata per i divorzi tra coniugi di diversi Paesi. Ma quello del mercato unico è un settore dove l’attenzione per qualsiasi intervento che possa falsare la concorrenza, incidere sulla competitività dei sistemi economici o toccare questioni di orgoglio nazionale è altissima.

Dalla parte di Barnier e contro le prevedibili obiezioni ci sono però i due ‘nulla osta’ all’avvio della cooperazione rafforzata giunti dal servizio giuridico del Consiglio e dal servizio ‘gemello’ della Commissione.

”Siamo pronti”, ha detto oggi Barnier. E ha garantito che, in ogni caso, ”non ci sarà alcuna discriminazione per nessuna impresa dei Paesi che non aderiranno a tale procedura”. Del resto, secondo Bruxelles, la proposta sotto esame è un compromesso ”onorevole” perché consente a tutti di ”uscire a testa alta” dal confronto. Inoltre, la cooperazione rafforzata lascia sempre la porta aperta a chi si volesse aggiungere in un secondo tempo al gruppo di testa. Ma Berlusconi e Zapatero non sembrano proprio pensarla nello stesso modo.

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