Ue, Rehn attacca Berlusconi: “Non rispettò impegni, fece schizzare lo spread”

Pubblicato il 29 Gennaio 2013 - 12:27| Aggiornato il 10 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES – “Berlusconi non ha rispettato gli impegni con l’Unione europea e ha fatto schizzare lo spread italiano, bloccando la crescita in Italia”. Olli Rehn, commissario dell’Unione europea,ha detto che il governo Berlusconi ha portato alla crisi politica italiana e alla necessità del governo Monti. Rehn ha poi sottolineato che l’Ue era altamente preoccupata per la situazione italiana del 2011, situazione che è migliorata ma “nonostante alcuni progressi ci sono ancora sfide”.

Rehn ha detto: “Nell’autunno 2011 il governo di Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni su riforme e risanamento dei conti presi con l’Ue e il risultato è stato il prosciugarsi dei finanziamenti al paese, con lo schizzare dello spread. Portando poi alla ”crisi” politica e al governo Monti”.

La situazione dell’Italia è stata portata a esempio da Rehn per rispondere a chi, nell’ambito del lancio del nuovo semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche, sosteneva che un ”approccio fiscale più lieve” da parte di Bruxelles sul risanamento dei conti avrebbe aiutato i paesi in difficoltà ad avere premi di rischio inferiori.

Il commissario ha invece dimostrato il contrario: ”Pensate all’Italia, tra l’inizio dell’autunno e il novembre 2011. L’Italia aveva fatto alcune promesse sul consolidamento fiscale verso metà estate, anche per facilitare l’intervento della Bce con il suo programma di acquisto di titoli sul mercato secondario”.

Poi, ricorda Rehn, “è cominciato l’impegno, la Bce è intervenuta e per un breve momento la situazione è migliorata”. Ma ”poi nell’autunno il governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni e il risultato è stato il prosciugarsi dei prestiti, che soffocavano la crescita” e l’economia italiana, e questa situazione ”ha condotto alla crisi” politica ”e al governo Monti”.

Da allora l’Italia ha saputo riguadagnare la fiducia dei mercati e i premi di rischio sono scesi di nuovo. ”Questo è un esempio – ha concluso Rehn – dell’effetto fiducia in azione”.