Matteo Renzi: 1.000 giorni per le riforme vere, il fiscal compact non si tocca

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 27 Giugno 2014 - 19:40| Aggiornato il 28 Giugno 2014 OLTRE 6 MESI FA
Ue, più soldi per la ripresa. Ma è rottura Gran Bretagna-Europa

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – Al vertice europeo tenuto a Ypres le cose sono andate in modo che Matteo Renzi può tornare in Italia cantando vittoria su Angela Merkel, ma è solo pr: Angela Merkel non ha mollato di una virgola, aprendo sì a una maggiore flessibilità ma in cambio di quelle dette e ridette “riforme strutturali” che sono un po’ la purga che gli italiani non vogliono prendere: riforma del lavoro in senso contrario a quanto è stato fatto finora, tagli pesanti alla spesa pubblica nel senso di tagli alla nostra elefantiaca pubblica amministrazione, dallo Stato ai Comuni.

Sono cose che non vanno giù né agli italiani né ai partiti che, per secondare i loro desideri e prenderne i sempre meno voti, ci portano a sbattere.

Matteo Renzi, che faceva politica da prima che Berlusconi “scendesse in campo”, se ne rende prefettamente conto:

“Ora c’è un piccolo particolare vanno fatte le riforme. Abbiamo mille giorni di tempo, che partiranno il primo settembre 2014, per cambiare faccia all’Italia”.

Poi, riferisce Repubblica, promette:

“Ci sarà un countdown su sito del governo con le iniziative su cui stiamo lavorando e per dimostrare in Europa che noi facciamo sul serio”.

Con la riforma del Senato, ammesso che passi, non andrà lontano. A Berlino e Bruxelles non ci sono giornalisti italiani, ci sono funzionari e politici competenti e soprattutto diffidenti, un po’ anche per pregiudizio razziale, nei confronti dell’Italia.

Tutto il resto, per quanto riguarda l’Italia, sono chiacchiere. Forse Matteo Renzi riuscirà a liberarsi del ministro degli Esteri Federica Mogherini per mettere in moto un complesso giro di poltrone che dovrebbe portare Marco Minniti (ex D’Alema) a ministro dell’Interno e Angelino Alfano agli esteri o alla Difesa con Roberta Pinotti o lì o là.

Forse un po’ stizzito dai magri risultati, Matteo Renzi si è anche lasciato andare, con i giornalisti italiani, a una certa ruvidezza contro il predecessore Enrico Letta. Questa la cronaca di Repubblica:

“Il nome di Letta, che ha sempre avuto uno stretto legame con Van Rompuy, ha l’appoggio di Francois Hollande e Cameron. E non dispiace nemmeno alla Merkel. Ma Renzi smentisce: “Letta non è mai stato nominato né in sede ufficiale né in sede di vertice. Questa ipotesi l’ho letta sui giornali italiani e in qualche dichiarazione di politici italiani, non se ne è parlato nelle cancellerie europee”.

I leader dei 28 Paesi Ue riuniti nella storica cittadina fiamminga hanno dato il via libera al lussemburghese Jean-Claude Juncker per succedere al portoghese José Manuel Durao Barroso alla presidenza della Commissione Europea. E l’agenda del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy si fa per forza di cose più clemente sulla flessibilità tanto cercata da Roma.

La parola passa ora al Parlamento europeo che, probabilmente il 16 luglio, dovrà dare l’imprimatur alla nomina di Juncker. A suo favore, ad Ypres, hanno votato 26 Paesi su 28, sancendo così definitivamente l’isolamento del premier britannico David Cameron. Con lui ha detto no all’ex premier lussemburghese solo il discusso premier ungherese Viktor Orban. 

Londra è sola e lo sa. Cameron minaccia, anche lui via Twitter come Van Rompuy, un disastro per l’Unione. Pensa sempre più ad allontanarsi da Bruxelles, magari con un bel referendum che incoroni gli indipendentisti di Nigel Farage. 

Non gli piace l’Europa a due velocità venuta fuori da Ypres, un’Europa che concede a Paesi come Francia e Italia una maggiore flessibilità nella gestione dei parametri sui conti pubblici. Questo significa, per Roma, accelerare sulle riforme e avere a disposizione un po’ più di soldi per la ripresa e per gli investimenti. Più crescita è la parola d’ordine di Renzi, che dopo il quasi plebiscito del 25 maggio è uscito nettamente rinforzato agli occhi dei colleghi europei. Il presidente del Consiglio italiano chiede e richiede attenzione per le famiglie l’occupazione, ma ormai anche Merkel si è resa conto che se non si concede qualcosa dopo tanta austerità l’Unione Europea rischia di morire.