A Draghi prendono…i 10 minuti. La crisi dell’ombrellone o del cassonetto?

Draghi ai ministri: alla prossima si scende, si chiude. Alla prossima di chi? Di Lega e Forza Italia che bloccano legge Concorrenza. Di Conte che reclama di tirarsi fuori da impegni con Ue e Nato. Di M5S che vuole governo boicotti termovalorizzatore a Roma.

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Maggio 2022 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
A Draghi prendono...i 10 minuti. La crisi dell'ombrellone o del cassonetto?

A Draghi prendono…i 10 minuti. La crisi dell’ombrellone o del cassonetto? FOTO ANSA

L’ombrellone non si tocca, e neanche la sdraio, tanto meno il chi ce l’ha ce l’ha di concessioni e stabilimenti balneari. Così Lega e Forza Italia al governo. Ci sarebbe da fare, assolvere all’impegno della legge detta della Concorrenza. Dovrebbe essere annuale, non se ne fa una dal 2012. Sarebbe un impegno preso e una condizione da assolvere per avere le ulteriori rate dei prestiti e fondi dalla e della Ue. Sì, ma, a parte il fatto incontrovertibile che la parola concorrenza fa senso e ripulsa ad un sacco di categorie produttive…A parte il fatto incontrovertibile che la concorrenza va bene e piace solo quando riguarda i settori in cui non si opera…

A parte il fatto incontrovertibile che vaste fasce di elettorato non apprezzano la concorrenza in casa loro e tenuto conto della scarsa abitudine e propensione culturale alla concorrenza nell’habitat socio-economico italiano, che vogliamo fare: smentire la legge suprema del chi prima arriva meglio alloggia? Anzi, alloggia per sempre. Gare per assegnare le concessioni balneari? Sì, ma con prelazione per chi già c’è. Indennizzi, via via crescenti, per chi dovesse improbabilmente perdere la riassegnazione…Ma non basta, non basta ancora perché resta ancora la possibilità teorica della concorrenza. E quindi Lega e Forza Italia rallentano in Parlamento, fanno segno a Draghi che non è il tempo, non è il caso. Perché ombrellone e sdraio, se li tocchi davvero, qui finisce a crisi di governo. Draghi avvisato…

M5S la linea rossa del cassonetto

Cassonetto non si tocca, altrimenti casca il governo. M5S è stato chiaro: se il governo non si oppone di fatto o almeno non si defila dall’idea di costruire un termovalorizzatore a Roma, allora il governo cade. L’hanno detto loro: è la “linea rossa”. Quindi cassonetto della monnezza a Roma non si tocca. Ricolmo, fetido, straripante. Ma cassonetto non si tocca. Perché? Perché termovalorizzatore a Roma fa danno all’ambiente e alla salute. Uno studio tenuto segreto ma che al momento opportuno sarà svelato rivela perché solo a Roma termovalorizzatore fa questi effetti nocivi tremendi. Decine, centinaia, miglia di impianti analoghi in Italia ed Europa non fanno danno all’ambiente e alla salute. Ma a Roma…A Roma solo M5S sa la verità, gliel’ha detta…Qualcuno deve essere stato ma non si ricordano. Comunque Draghi avvisato: se non si chiama fuori, anzi se non boicotta il termovalorizzatore, linea rossa varcata e addio governo.

Ucraina, la guerra ha stufato

E’ la posizione più evoluta, più compiutamente formatasi ed espressa da Matteo Salvini: Sì, va bene, abbiamo fatto bene finora a mandare armi agli ucraini, ma al terzo mese di guerra…”. Insomma la guerra ha stufato (più o meno analoga riflessione strategica venne formulata nella primavera-estate 2020 riguardo al Covid). E, siccome ha stufato, facciamola finire. Come? Ma che domanda pignola. Risposta semplice ed esaustiva di Salvini: “facendo la pace”. Cioè? Cioè smettendo di mandare armi, chiamandoci fuori e tanti saluti agli ucraini. Dopo tre mesi sono per Salvini stratega un po’ come l’ospite dopo tre giorni. E poi, come dimenticare l’orrore per le armi che Matteo Salvini ha sempre nutrito e manifestato?

Ucraina, la situazione è mutata

Giuseppe Conte ha verbalmente strigliato Draghi: guardate, sveglia! La situazione della guerra è cambiata! La Russia non bombarda più? L’Armata di invasione non attacca più? E’ stato proclamato un cessate il fuoco? Mosca ha detto sì al negoziato fermando le truppe sulla linea di contatto attuale? No, niente di tutto questo. Ma che c’entra? La situazione è mutata qui dove il leader M5S ha finalmente elaborato una sua identità politica e un programma di vasto respiro: staccare l’Italia dalla sudditanza Usa e niente più armi agli ucraini. Braccia sottratte all’avvocatura…

Poi ci sarebbe Berlusconi…

Berlusconi perduto nei suoi nei suoi falsi ricordi pacifisti (l’Iraq dove, Berlusconi premier, mandammo truppe rimosso) e nel classico vagheggiamento senile del “se c’ero io…”. Se non fosse per Meloni (sì, Meloni) e Letta che impediscono…Impediscono cosa? Impediscono al paese dei Conte di disertare e al paese dei Salvini di imboscarsi e al paese dei Berlusconi di bofonchiare un po’ a vanvera. Non impediscono però di dare se non l’immagine compiuta ma almeno il fondato sospetto della inaffidabilità italiana, quasi storica, nelle grandi crisi internazionali. Amiamo dire sia un pregiudizio, ci si sta dando da fare perché possa essere promosso a giudizio.

E allora a Draghi son presi i 10 minuti

Quando ti prendono i dieci minuti, un’espressione per dire quando non e puoi più e più o meno caldamente o freddamente comunque sbotti. Draghi ha convocato i ministri, dieci minuti per dire: se entro maggio non c’è ddl concorrenza questa è la goccia che fa traboccare il vaso. I partiti bloccano in Parlamento ogni abbozzo di riforme, si sottraggono al patto e al contratto stipulato con la Ue per avere prestiti e miliardi a fondo perduto. I partiti fanno demagogia, neanche solo campagna, elettorale sulla pelle del governo. Ogni giorno in tv e sui social e sui giornali due partiti almeno se non tre intimano al governo di smentire i suoi impegni con la Ue, con la Nato, con se stesso. A Draghi son presi i dieci minuti e, alla fine dei dieci, campanella dell’ultimo giro: alla prossima si scende e si chiude.

Ultimatum come titolano molti? Più che ultimatum, constatazione. Si constata infatti che questo paese è prossimo alla crisi di governo a tutela dell’ ombrellone o del cassonetto ed ha una potenziale maggioranza parlamentare (anche di pubblica opinione) pronta a proclamare la pace unilaterale, nel senso che noi la proclamiamo e poi, se non c’è, affari loro. Ultima ma non ultima nota: tutti quelli del basta armi agli ucraini mai una volta che, neanche per sbaglio o per forma, gli sfuggisse un rispettoso invito a Putin a disarmare.