ROMA – “Non basta dire combattiamo l’odio. Vogliamo l’abolizione dei decreti sicurezza”. A parlare è Abdel El Mir, uno dei portavoce delle Sardine Nere, il movimento di migranti e rifugiati nato a Napoli poco dopo la prima manifestazione delle 6000 sardine nel capoluogo campano.
Abdel, 29 anni, originario del Marocco, frequenta un dottorato all’Università di Napoli. Ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, spiega: “All’interno delle Sardine non ho nessun ruolo, le Sardine nere nascono per provare a portare la parola di chi ancora non ha voce”.
“Nelle piazze delle Sardine – aggiunge – si parlava di combattere l’odio, ma non di come farlo. Noi abbiamo delle richieste: l’abolizione dei decreti sicurezza, una legge seria per quanto riguarda la cittadinanza, pensiamo che si debbano iniziare a combattere le cause che hanno generato l’odio, non basta dire di volerlo combattere, non è solo una questione di linguaggio. Da diversi anni sono impegnato con le lotte degli immigrati sul territorio. Il nostro non vuole essere il programma politico di un partito. Le nostre sono idee che pensiamo possano andare anche in molte delle piazze delle Sardine. Come sardine nere abbiamo reputato opportuno iniziare a portare quei contenuti in quelle piazze perché ancora non le avevamo sentite. Quando siamo arrivati a Roma per interloquire con le Sardine non è stato semplice, non tutti i coordinatori riuscivano a darci una risposta univoca e definitiva, abbiamo dovuto parlare con più persone”.
Quindi Abdel spiega che non è stato facile entrare in contatto con le Sardine: “Noi nasciamo a Napoli quando è stata chiamata la prima assemblea delle Sardine. Ci fu detto che non potevamo parlare perché gli interventi erano chiusi e potevano parlare solo gli organizzatori, in quel momento abbiamo deciso di creare le sardine nere”.
E sul tema della criminalità legata all’immigrazione? “Vorrei capire quali sono le cause che portano le persone a vivere in un regime di illegalità: uno Stato che produce clandestinità con i decreti sicurezza. Questo è un primo fattore. Condannare le persone a vivere nella clandestinità vuol dire anche condannarle a cedere al mondo dell’illegalità. Se permettiamo alle persone di lavorare e vivere con dignità si ridurrà anche il problema dell’illegalità”.
Con l’attuale governo, però Abdel non vede “differenze rispetto a quando c’era Salvini. Si è parlato molto delle modifica di questi decreti sicurezza, per il momento non abbiamo visto nessuna modifica. La proposta portata da ‘Ero straniero’ per regolarizzare le persone è stata bocciata dalla Commissione al Senato. Crediamo fortemente che la Libia non possa essere considerata uno Stato sicuro, ma l’Italia continua a firmare accordi con la guardia costiera libica. Se vogliamo dare un segnale forte, bisogna dare un segnale di discontinuità”.
Fonte: Radio Cusano Campus