Abolizione Province, ddl governo per cambiare la Costituzione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Luglio 2013 - 08:38 OLTRE 6 MESI FA
Province, il riassetto voluto da Monti e bocciato dalla Consulta

Province, il riassetto voluto da Monti e bocciato dalla Consulta

ROMA – Cancellare le province: il governo Letta ci prova, o meglio ci riprova, con un disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei Ministri. Dopo il flop del tentativo dei tecnici e di Mario Monti, il cui riassetto è stato bocciato dalla Corte Costituzionale, ora la questione province è in mano al nuovo esecutivo. Che ha un intento ambizioso, più di quello che fu di Monti: mentre i tecnici infatti si sono limitati a una riduzione e un riassetto, Letta vuole cancellare le province. Prima via il loro nome dalla Costituzione e poi via le province. Secondo il Corriere della Sera al loro posto, nelle intenzioni del governo, i “collegi delle autonomie”, anche se poi Letta ha preso le distanze da questa ipotesi.

Sempre secondo il Corriere non si tratterebbe, però, solo di cambiare un nome, anzi. Perché i collegi delle autonomie, termine usato per la prima volta da Luigi Einaudi, non hanno rappresentanza elettorale. Niente presidenti e niente cariche elettive proprie ma un collegio composto solo dai sindaci del territorio. Un risparmio sensibile anche rispetto al Salva Italia di Monti. I conti li fa sul Corriere della Sera Lorenzo Salvia:

Qual è la differenza? Non ci saranno organi politici eletti: niente presidente, niente giunta, niente consiglio. Il collegio sarà composto semplicemente dai sindaci del territorio. Sarebbe così eliminato il voto popolare e si risparmierebbe sugli stipendi di assessori e consiglieri. Per il semplice taglio da 86 a 51 Province voluto dal governo Monti si era calcolato, considerando anche le voci indirette, un risparmio fra 370 e 535 milioni di euro l’anno. Con la cancellazione totale i numeri dovrebbero almeno raddoppiare.

La strada, in ogni caso, è lunga e non senza ostacoli. Il primo testo del Governo, il disegno di legge costituzionale che venerdì 5 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato, prevede solo la cancellazione della parola province dalla Costituzione. Per il resto Letta & co preferiscono aspettare qualche giorno: il tempo di leggere le motivazioni con cui la Consulta ha cassato il Salva Italia di Monti.

Poi sarà pronta la vera riforma. Una legge ordinaria, spiega Salvia, il cui testo sarebbe già pronto: 16 articoli per introdurre i collegi delle autonomie. Come saranno le province lo spiega il ministro Graziano Delrio:

«Non disegneremo la mappa da Roma, lasceremo alle Regioni la libertà di decidere», spiega il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio. Tuttavia si partirà dalla cartina esistente: almeno nella fase iniziale i collegi delle autonomie coincideranno con il territorio delle attuali province. I loro compiti saranno limitati: pianificazione dell’ambiente, del territorio, del trasporto locale, più la gestione delle strade di competenza. Tutto il resto, dalla scuola alla cultura, passerà ai Comuni o alle Regioni. «A meno che – spiega Delrio – Comuni o Regioni non decidano di trasferire ai collegi alcune funzioni. Saranno liberi di farlo».

Anche i dipendenti saranno meno degli attuali 57mila. Molti saranno ri-spalmati su comuni e regioni. Senza esuberi ma solo con alcuni prepensionamenti, cosa specificata dallo stesso Letta: “Il governo intende ‘salvaguardare i lavoratori delle province e le funzioni di questi enti”. Detto così sembra lineare, persino facile. La storia recente delle province ci insegna che non è così e che ci saranno delle resistenze. Sarà la volta buona?