Su Adro prima la lettera, poi la retromarcia. Napolitano: “Mai intervenuto”

Pubblicato il 30 Settembre 2010 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA

Giorgio Napolitano

Prima la lettera su Adro, poi la retromarcia. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rinnega di aver fatto alcun intervento sulla scuola riempita dai 700 simboli leghisti del Sole delle Alpi. “Mai fatto alcun intervento su Adro”, dice da Parigi, e aggiunge che un intervento”sarebbe stato tardivo, ieri o l’altro ieri. Io ho preso atto che c’erano forti sollecitazioni che venivano dalle opposizioni, dalla stampa e dall’opinione pubblica. Ho avuto fiducia che intervenisse, come di dovere, il ministro Gelmini. Ho preso atto poi di un intervento con cui era stata sollecitata la rimozione di quei simboli”.

Il capo dello Stato fa un passo indietro rispetto alla lettera del suo stesso segretario generale, Donato Marra, che il 28 settembre 2010 aveva scritto sul caso del piccolo centro del bresciano consacrato al Carroccio e intitolato al padre intellettuale della Lega, Gianfranco Miglio.

“Il capo dello Stato ha apprezzato il passo compiuto dal ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, invitando il sindaco di Adro a rimuovere quelle esibizioni” ha scritto il segretario generale della presidenza della Repubblica ai genitori di Adro, che all’indomani dell’avvio dell’anno scolastico avevano informato il Quirinale del proprio sconcerto spedendo una lettera con 185 firme.

“Napolitano ha ribadito la sua convinzione che nessun simbolo identificabile con una parte politica possa sostituire in sede pubblica quelli della nazione e dello Stato, né questi possono essere oggetto di provocazione e sfide. Il presidente della Repubblica ha seguito – assumendo i necessari elementi di informazione – e segue con attenzione la vicenda della clamorosa esibizione del simbolo del ‘sole delle alpi’ nel nuovo polo scolastico di Adro”.

Perché un ripensamento così repentino? Forse un modo per sedare e non accendere focolai di tensione con la Lega? Napolitano ha comunque dato una gomitata ai padani definendo “volgare e fazioso chi critica l’Unità d’Italia”.