Alfano. Con Renzi patto 1000 giorni: taglio tasse, via art. 18, basta burocrazia

Pubblicato il 14 Luglio 2014 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA
Alfano. Con Renzi patto 1000 giorni: taglio tasse, via art. 18, basta burocrazia

Matteo Renzi e Angelino Alfano. Durerà mille giorni?

ROMA – “Uno shock fiscale” per ridurre le tasse, “una frustata antiburocratica” e “l’abolizione dell’articolo 18″ dello Statuto dei Lavoratori, per fare ripartire le assunzioni: sono i tre punti chiave o “pilastri” di un “patto per i 1.000 giorni” che Angelino Alfano propone a Matteo Renzi.

Affidando la sua parola a Francesco Bei di Repubblica, Angelino Alfano promesse mille giorni

“pieni di cose buone per l’Italia, per poi tornare ciascuno sulla propria strada”. Destra contro sinistra, “come si fa in tutta Europa”.

Francesco Bei provoca Angelino Alfano: siete riusciti talmente bene a ibridare il governo che forse è diventata inutile la vostra presenza. Basta Renzi…

“Senza di noi non ci sarebbe mai stato questo governo. Siamo decisivi per il sostegno parlamentare e saremo incisivi sui provvedimenti necessari a rilanciare il paese. Se non ci fosse l’Ncd Renzi dovrebbe fare i conti con una sinistra interna che raddoppierebbe la sua forza contrattuale. L’ancoraggio moderato assicurato da un partito come il nostro è garanzia di politiche che difendano gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, le partite Iva e le famiglie”.

Mille giorni dice Renzi. Per fare cosa?

“La priorità resta l’uscita dalla crisi. Occorre passare a un fisco “family oriented”: per questo, dopo l’estate, la discussione sulla legge di stabilità deve concentrarsi sul sostegno alle famiglie con i figli”.

Bello, ma i soldi? Non ci sono nemmeno le coperture per rendere stabile il bonus da 80 euro. Come farete?

“Ci sono ancora margini per tagliare la spesa pubblica e reinvestire i risparmi nel sostegno alla famiglia”.

E nell’agenda dei mille giorni cosa volete mettere?

“Quello che chiediamo a Renzi è uno shock fiscale, una frustata antiburocratica e una svolta vera sull’articolo 18“.

È un terreno minato. Già il governo Monti l’ha depotenziato molto, voi cosa proponete?

“Dobbiamo superarlo del tutto. L’articolo 18 è un gioco di specchi: si teme la libertà di licenziare quando invece ci si dovrebbe concentrare sulla libertà di assumere. La nostra ricetta per la ripresa è meno fisco e meno regole per le imprese. Se riusciremo a farcela tra mille giorni potremo lasciarci e ognuno andrà per la propria strada: la nostra prospettiva resta la costruzione di un’area alternativa alla sinistra come accade in tutta Europa”.

Matteo Salvini della Lega continua a bombardare il governo sull’immigrazione. Pensa di ricucire anche con il Carroccio?

“Tra noi e Salvini c’è una grande differenza. Noi vogliamo contrastare l’immigrazione clandestina, salvare la vita a chi fugge dalle persecuzioni e ottenere che l’Europa prenda in mano la vicenda. Salvini ha tutto l’interesse a non risolvere il problema per poterci lucrare sopra. Del resto lui sta costruendo una destra estrema, lepenista, anti-euro e razzista. Esattamente quella che il Ppe considera avversaria”.

Giovanni Toti vi propone un patto di consultazione permanente. Accettate?

“Prima ci vorrebbe una moratoria degli insulti da parte dei giornali. Esiste un citofono che collega piazza San Lorenzo in Lucina con via Negri a Milano e con Segrate?”.

Intende dire che prima devono cessare gli attacchi di Giornale e di Panorama?

“Esatto, ma non basta. Per noi un elemento determinante sarà la posizione di Forza Italia sulla legge elettorale”.