Anno giudiziario, Alfano: “Resistenze corporative ostacolano la riforma”

Pubblicato il 28 Gennaio 2011 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA

Angelino Alfano

ROMA – La ”incapacità di fare squadra e le resistenze corporative” sono i fattori che ”con amarezza” il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, indica come ostacolo ”da più parti” a ”qualsiasi tentativo di riforma del sistema giudiziario italiano”. Lo ha sottolineato il Guardasigilli nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

Nel sottolineare di aver ”particolarmente apprezzato” le parole del presidente della Cassazione Ernesto Lupo, secondo cui sull’inefficienza della giustizia ”nessuno può chiamarsi fuori limitandosi ad avvitare le colpe altrui” Alfano punta l’indice contro le ”resistenze” che impediscono la realizzazione delle riforme: ”Si tratta di un percorso di riforma difficile, perchàdestinato ad incidere su una realta’ molto complessa, su diritti inviolabili dell’uomo e garanzie di sicurezza e di libertà che devono essere comunque assicurate, ma anche – sottolinea il ministro – su rendite di posizione, su privilegi duri a morire, su posizioni di retroguardia che si limitano ad ostacolare ogni proposta, bollandola a priori come inefficaci”. Ma – ha aggiunto Alfano – ”un percorso di riforma è necessario per garantire al Paese adeguati livelli di civiltà e di competitività”.

In quasi tre anni di ”esperienza a contatto con tantissimi magistrati” il Guardasigilli Angelino Alfano ha detto di sentirsi ”confortato nella convinzione che la gran parte dei giudici italiani fa dell’impegno disinteressato, del riserbo, dell’equilibrio, del senso di umanità e della saggezza delle loro decisioni una regola professionale e di vita quotidianamente esercitata”. E’ uno dei passaggi conclusivi del discorso di Alfano alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario.

Il ministro della Giustizia ha elencato i “numerosi positivi risultati” raggiunti dal suo dicastero sul fronte dell’arretrato della giustizia civile e sulle innovazioni tecnologiche, oltre che legislative, riguardanti anche il penale. Ma, conclude con una ‘bacchettata’ alla stampa. La ”opera difficile e faticosa” del governo in tema di giustizia – afferma – è stata ”assai poco messa in rilievo dagli organi di informazione solitamente concentrati su altri temi. Non avrei potuto illustrare – aggiunge – questi positivi risultati se non avessi potuto giovarmi della collaborazione della gran parte dei principali attori del sistema giustizia, in primo luogo avvocati e magistrati”.

”Se potremo godere, come io penso, del tempo che la Costituzione assegna alla legislatura”, allora il cammino delle riforme ”sarà percorso fino in fondo”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano a conclusione del suo discorso all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario in Cassazione.

”Il dato di fine anno, opportunamente comparato, segnala una diminuzione dei processi civili pendenti di ben 223.824 procedimenti che in percentuale segna un risultato pari a meno 4 per cento rispetto all’anno precedente”, ha ricordato Alfano nella sua relazione. ”Ciò che importa e che dopo trenta anni di incremento delle pendenze – ha sottolineato Alfano – cioè di segno più dell’arretrato, il segno si è invertito. E’ stato cioè avviato un percorso virtuoso”.

Non è il caso ”di entusiasmarsi più di tanto (vista la mole di arretrato che dobbiamo abbattere) – ha inoltre aggiunto il ministro della Giustizia – ma lo studio attento dei dati disaggregati consente un certo ottimismo se è vero che l’inversione di tendenza trova la sua spiegazione non in fattori di tipo occasionale ma nella convergenza di almeno tre interventi positivi introdotti dal governo: le riforme in materia di processo civile, la sempre più completa informatizzazione degli uffici giudiziari; le modifiche normative delle spese di giustizia e in particolar modo della disciplina del contributo unificato che ha abbattuto sensibilmente il numero delle opposizioni a sanzioni amministrative”. A questi interventi, a poi aggiunto il Guardasigilli, ”si è ancora una volta aggiunta la straordinaria capacità di silente e proficuo lavoro dei magistrati italiani addetti al civile”.

In apertura del suo discorso, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha anche rivolto un particolare saluto e un ringraziamento al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ”presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e Garante dell’unità nazionale per la sua sensibilità istituzionale che, anche in tempi recenti, ha avuto modo di esprimere nell’interesse delle istituzioni rappresentative e del Paese nella sua interezza”.